“Potevo essere Pelè ho scelto la libertà” di Ignazio Senatore – Absolutely Free Edizioni – Recensione di Francesco De Luca

19 Gennaio 2019 | Di Ignazio Senatore
“Potevo essere Pelè ho scelto la libertà” di Ignazio Senatore – Absolutely Free Edizioni – Recensione di Francesco De Luca
Recensioni e prefazioni dei volumi di Ignazio Senatore
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Una delle grandi passioni del professor Ignazio Senatore, docente di psichiatria presso la Federico II, è il calcio, quell’aria magica che cominciò a respirare al San Paolo appassionandosi per Altafini, Sivori, Juliano e Montefusco negli anni Sessanta. A questo mond, alle parole allora colorite dei suoi protagonisti ha dedicato un libro “Potevo essere Pelè ho scelto la libertà” (Absolutely Free pg 233 euro 18, presentazione martedì 29 alle ore 18.30 presso la libreria IO ci sto di Napoli). Il titolo non è frutto di fantasia ,a la dichiarazione di Gianfranco Zigoni, attaccante ricordato per il suo look estroso fuori dal campo che per i goal segnati in carriera, 23 anche con la Juve. C’è di tutto: dai ricordi d’infanzia di Antonio Cassano (a 8 anni chiese un paio di Timberland per continuare a giocare in una squadretta di Bari e il suo allenatore lo accontentò scrivendo a penna quel marchio su un paio di anonime scarpe) alle battute del professor Scoglio e del Maestro Liedholm, queste ultime ricordate dal prediletto allievo Carlo Ancelotti, fino alla vergognosa dichiarazione di Michel Platini sulla finale giocata all’Heysel nonostante i morti: “Quando al circo muore il trapezista, lo portano via ed entrano i clown”. Alla Juve la sua esperienza in panchina più tormentata, Ancelotti dedica una stilettata: “Una squadra che non avevo mai amato e che probabilmente non amerò mai. Mi sembrava di essere l’ingranaggio di una grande azienda.” La carrellata è completata dalle frasi dei protagonisti di vicende scabrose, come doping e scommesse. Il calcio è stato ricco di personaggi sopra le righe; i notissimi Best, Cantona e Gascoigne ma anche Agroppi, Chiorri, Sollier e Vendrame. Ci sono frasi sopratutto del passato perché questo mondo ha perso nel tempo fascino e spontaneità, con calciatori attenti alle parole e perfino ai sospiri. Senatore ricorda quanto disse un uomo controcorrente come Lucarelli, che rifiutò un miliardo di lire per continuare a giocare nel Livorno, a proposito della politica il sistema calcio non vuole che si dichiarino simpatie, sopratutto se di sinistra. Di politica ha parlato spesso Diego Armando Maradona di cui viene ricordato il rifiuto di stringere la mano a Carlo d’Inghilterra in segno di rispetto per gli argentini morti nella guerra delle Malvinas. L’ex capitano del Napoli è stato straordinario in campo e fuori, una delizia per i tifosi e cronisti. Mai diplomatico, arrivò un giorno a dire del suo allenatore Ottavio Bianchi: “Non c’è tecnico senza giocatori e penso che questo sia fuori discussione; se Bianchi era un tale fenomeno perché non è diventato campione con il Como?”. Diego provò sulla sua pelle il razzismo del Nord, ricorda una battuta dopo il pareggio in rimonta col Verona: “Ci gridavano durante la partita “lavatevi, lavatevi”, dopo il mio gol festeggiammo come se avessimo vinto la Coppa dei Campioni.” Napoli è centrale nel libro ed emerge, in differenti epoche, l’emozione che al San Paolo fa vibrare gli azzurri ma anche chi è dall’altra parte del campo come Yaja Tourè che a Fuorigrotta perse un match di Champion nel 2001: “Mi resi conto che questa non è solo una squadra per loro, ma che si tratta di un amore viscerale, come quello che c’è tra una madre ed un figlio. Fu l’unica volta che dopo aver perso, rimasi in campo per godermi lo spettacolo.” O come Dino Zoff che cominciò in azzurro nel ’67 la sua carriera che lo avrebbe portato al titolo mondiale: “Quando arrivai pensai di trovarmi in un altrove assoluto. Ma non mi spaventai. Anzi, mi lasciai allagare da quei colori e oggi posso affermare di aver fatto bene. Perché Napoli mi ha insegnato molto. Soprattutto la concentrazione. Il calcio mi ha sempre aiutato molto a vincere la mia timidezza.”

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