Prefazione di Ignazio Senatore al volume “Il signor B” di Gabriella Testa – Guida Editore 2017

29 Giugno 2017 | Di Ignazio Senatore
Prefazione di Ignazio Senatore al volume “Il signor B” di Gabriella Testa – Guida Editore  2017
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Coraggioso. Controcorrente. Appassionante. Sono i primi aggettivi con i quali commenterei, dopo averlo letto tutto d’un fiato, il volume di Gabriella Testa. Già il titolo, un po’ criptico e misterioso, aveva messo in  moto la mia immaginazione e mi rimandava, in virtù della mia professione di psichiatra, a delle suggestioni come fosse uno dei tanti casi clinici descritti mirabilmente da Sigmund Freud nei suoi saggi o uno dei racconti, narrati da Oliver Sachs sui pazienti che aveva in cura, affetti da malattie neurologiche. In qualità di critico cinematografico, non potevo non associarlo, invece, alla tenera e garbata commedia “Il dottor T e le donne”, diretta da Robert Altman nel 2000, interpretata dal bel tenebroso Richard Gere. Chi sarà mai questo sconosciuto “dottor B”, mi chiedevo prima di accingermi alla lettura. Dopo qualche battuta il mistero era svelato ed era chiaro l’intento dell’Autrice; proporre all’attenzione del lettore la figura controversa di Bruno Bettelheim, psicoanalista austriaco, nato a Vienna nel 1903, di origine ebraica, scampato ad un campo di sterminio tedesco, rifugiatosi poi negli USA dove, ottenuta la cattedra di psichiatria all’Università di Chicago, divenne direttore dell’Orthogenetic School. Gabriella Testa non giudica, non condanna, non prende posizione né a favore, né contro “il dottor B”, come abitualmente si faceva chiamare, Bettelheim e, dopo aver tracciato le tappe più significative della sua vita,  riporta, fedelmente, dei commenti non proprio favorevoli di studiosi e saggisti sulla figura del discusso psicoanalista.

Dalla lettura del volume emerge un ritratto a volte impietoso e più ricco di ombre che di luci, di un uomo, induritosi con il passare degli anni, divenuto sempre più rigido, freddo, autoritario, poco empatico con i pazienti e marchiato a fuoco dall’infamante accusa di aver seviziato i bambini autistici ricoverati presso la clinica che dirigeva. Intelligentemente l’Autrice non esprime giudizi di merito relativi ai suoi studi e sulle altre produzioni scientifiche, né fornisce una personale interpretazione sulle motivazioni che hanno portato Bettelheim al suicido. Quello che si scorge tra le righe del testo, e con le quali concordo pienamente, è che “il dottor B”, tralasciato il giudizio sulla sua persona, verrà, forse, ricordato ai posteri per il suo mirabile saggio “Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe”. Un plauso a Gabriella Testa che ha avuto il pregio di riportare all’attenzione di studiosi e di addetti ai lavori un signore nato all’inizio del Novecento, divenuto famoso ed assunto agli onori della cronaca e caduto poi, decisamente, nell’oblio. Uno studioso che, sarà molto probabilmente ricordato solo come l’’autore di una saggio importante che forniva delle interessanti chiavi d’interpretazione psicoanalitiche di Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel, La bella addormentata e di tante altre favole famose.

Napoli, 2017

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