Prefazione di Ignazio Senatore al volume “Vado a Roma per andare a fare cinema” di Fernando Popoli – Ed. Il seme bianco” – 2019

10 Febbraio 2019 | Di Ignazio Senatore
Prefazione di Ignazio Senatore al volume “Vado a Roma per andare a fare cinema” di Fernando Popoli – Ed. Il seme bianco” –  2019
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L’avventurosa storia del cinema italiano, due volumi scritti da Goffredo Fofi e Franca Faldini, riporta aneddoti, curiosità e interviste di registi, attori e attrici che hanno reso grande il cinema italiano. Leggendo Vado a Roma a fare il cinema la mia prima impressione è stata quella di vivere un tratto di quel “percorso avventuroso”, di cui l’autore è stato protagonista e testimone. Un viaggio avvincente e dissacrante nell’età dell’oro del cinema italiano, quando Roma e Cinecittà erano al centro della cultura internazionale.

Fernando Popoli, un passato di collaboratore del quotidiano Napoli Notte, sceneggiatore e aiuto regista, nelle sue pagine, con leggerezza e sferzante ironia, ci riporta indietro nel tempo, quando già da ragazzino a Sorrento poteva incontrare per strada mostri sacri come Dino Risi e Alessandro Blasetti, dive come Silvia Koscina, Monica Vitti e Sofia Loren. Tutto sembrava lì a portata di mano.

Una Napoli, la sua città, dove si muovevano artisti e intellettuali come Domenico rea, Titina de Filippo, Renzo Arbore, Pasquale Squitieri, Vittorio Lucariello, Gianni De Chiara, che frequentava e e di cui diventava amico. Per poi proseguire a Roma dove conosce e stringe nuovi rapporti professionali e di frequentazione con Tonino Valerii, Sergio Martino, Alberto Silvestri, Age e Scarpelli, Massimo Serato, Sergio Amidei. Un’atmosfera vivace e stimolante che lo porterà a partecipare “dal di dentro” a quel mondo che lo affascina. 

Nel libro sono riportati moltissimi incontri, episodi e aneddoti, con i protagonisti del grande cinema italiano, ma l’aspetto più interessante è il racconto complessivo di un mondo in cui insieme ai film d’autore convivevano generi diversi dagli spaghetti western alle commedie sexy ai polizieschi, i così detti B-movie poi diventi in questi ultimi anni dei veri e propri film di culto. Lontano mille miglia di voler proporre riflessioni socio-antropologiche sul cinema e da pompose disquisizioni stilistiche, l’autore con una scrittura lineare e dal taglio confidenziale, ci riporta a quel periodo quando i film erano girati in quattro-cinque settimane, erano popolati da stelline in cerca di successo, da caratteristi di grido, da produttori e da registi noti o della prima ora. un’autobiografia da leggere tutto d’ un fiato, sincera e appassionata, dedicata a tutti coloro che amano sognare, ridere, piangere, emozionarsi nel buio di una sala cinematografica.

Napoli 2017

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