Prima del calcio di rigore di Wim Wenders – Germania, Austria . 1972 – Durata: 101’

20 Febbraio 2024 | Di Ignazio Senatore
Prima del calcio di rigore di Wim Wenders – Germania, Austria . 1972 – Durata: 101’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Jospeh (Arthur Brauss), estremo difensore di una squadra di calcio, distratto ed assorto nei propri pensieri, abbandona la sua posizione per richiamare due ragazzini che, dietro la sua porta, parlottano tra loro.

Ritornato tra i pali, completamente deconcentrato, non si accorge nemmeno del pallone che si è insaccato in rete. Per reazione, protesta animosamente, nei confronti dell’arbitro, accusandolo di non aver fischiato, a suo dire, un ipotetico fuorigioco.

Espulso, rientra negli spogliatoi e, senza neanche attendere l’esito dell’incontro, inizia a vagare per Vienna.

Dopo aver fatto colpo su Marie (Marie Bardischewski) e trascorso la notte con lei, è picchiato e derubato da due malviventi. Al cinema è attratto da Gloria (Erika Pluhar) la cassiera, che lo invita a casa.

Al mattino, dopo aver fatto colazione con lei, Gloria, mentre è stesa sul letto, inizia a giocare con una corda. Lui le si avvicina, le stringe la corda al collo, la strangola e poi si addormenta accanto a lei.

Al risveglio, senza curarsi del delitto commesso, dopo aver cancellato le proprie impronte digitali, abbandona l’appartamento e continua a vagare per città, fino a fermarsi in un hotel- ristorante gestito da Heddha Gabler (Kai Fischer).  Nei dintorni c’è un campo di calcio e Jospeph si avvia allo stadio per vedere la partita.

Film che sancisce l’esordio internazionale del regista, che seppur avesse diretto precedentemente altre pellicole, era sconosciuto al largo pubblico. Già in questo piccolo capolavoro è possibile vedere le tematiche care al regista tedesco (il viaggio, la solitudine dei protagonisti, gli omaggi all’America ed al cinema stelle e strisce, la predilezione per i paesaggi e per i silenzi che avvolgono i personaggi della vicenda …).

Più che la paura, il titolo originale richiama allo stato d’angoscia che attanaglia il protagonista, che per tutta la vicenda, vaga come un’ombra, saltellando tra un bus all’altro, alla ricerca di un’improbabile risposta al proprio vuoto interiore.

Il calcio è solo un pretesto narrativo ed il regista dopo averci mostrato l’eccessiva e plateale contestazione all’arbitro del protagonista, lo segue nelle sue afinalistiche peregrinazioni.

Tratto dal libro omonimo dello scrittore austriaco Peter Handke, si chiude con Jospeph che assiste ad una partita di calcio e seduto al fianco di uno sconosciuto, racconta il disagio di chi, come lui, deve difendere la porta dagli attacchi dei calciatori avversari.

Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Quando il cinema fa goal. I100  film più belli sul calcio”, edito da Absolutely Free.

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