Prova d’orchestra di Federico Fellini – Italia – RFT – 1979 – Durata 70’

2 Gennaio 2023 | Di Ignazio Senatore

In una cappella duecentesca sconsacrata, trasformata, per l’ottima acustica, in una sala da concerto, dei musicisti entrano alla spicciolata. Dopo aver preso posto e scambiate qualche battuta, sono informati che la loro prova sarà ripresa dalla televisione e che, alcuni di loro, se disponibili, potrebbero esser intervistati. Qualcuno accenna ad una timida protesta, c’è chiede un indennizzo economico, chi, con garbo, contesta il sindacalista, reo di non averli informati in precedenza ed, infine, chi, sottolinea che bisognava concordare prima della prova ogni minimo aspetto. Gli animi si placano ed, anche se qualcuno si rifiuta di collaborare, partono le interviste.

Ad uno ad uno i diversi orchestrali, interrotti di tanto in tanto da qualche battuta salace di qualche altro musicista, raccontano il rapporto che hanno con il proprio strumento, decantandone i pregi, l’importanza e la centralità all’interno dell’orchestra. Accordati gli strumenti, tutti attendono il direttore d’orchestra, uno straniero dall’aspetto burbero ed apparentemente scontroso. Le prove iniziano e il direttore bacchetta qualche orchestrale che, nel corso dell’esecuzione, mostra qualche sbavatura.

I musicisti si ribellano, lo deridono e lo contestano apertamente. Ma le mura della cappella si stanno improvvisamente sgretolando ed un enorme palla di ferro demolisce una parete. I musicisti, tutti impolverati, riprenderanno a suonare?

Fellini abbandona i ricordi d’infanzia, le sua cara Romagna, i sogni e lo sguardo nostalgico sul passato e dirige questo amaro apologo sulla contestazione, specchio del caos contemporaneo. La prima parte è deliziosa e le riflessioni degli orchestrali sullo strumento che suonano, sono poetiche e fortemente evocative.

Il clima vira di colpo con la ribellione degli orchestrali, che al grido “Orchestra terrore, a morte il direttore” e “La musica è una catena di sfruttamento peggio della fabbrica” contestano duramente il direttore d’orchestra. Questo passaggio, scollegato dal resto della narrazione, non solo è fin troppo repentino e poco convincente, ma stride potentemente, come la stecca di un musicista in pieno concerto.

Tempistica a parte, Fellini sembra, infatti, sparare nel mucchio e non si comprende se i suoi strali siano diretti contro i sindacati, contro chi, per partito preso, contesta tutto e tutti e (forse), fintanto contro la rigidità e la supponenza di certi direttori d’orchestra. Ma il finale consolatorio rimette tutto a posto ed, in luogo dello sconsolato pessimismo, a trionfare sarà la musica, quella con la M maiuscola. Le musiche di Nino Rota, inseparabile compositore di Fellini, fanno il resto.

Per un approfondimento sul tema “Cinema e musica” si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Cantanti, musicisti e rock band”, edito da Arcana.

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