Romildo Varrone (Peter Berling) scopre la moglie Giulia (Edwige Fenech) a letto con Marcuzio dei Lucani (Don Backy).
Come la legge impone, lei deve essere arsa sul rogo nella pubblica piazza. A officiare il rito Ser Cecco (Vittorio Caprioli), il podestà della città che, come il protocollo impone, chiede alla donna se è colpevole o innocente.
Lei si difende e, proclamando il diritto all’amore, si ribella all’ingiusta condanna, motivando il tradimento all’incapacità del marito di soddisfarla.
Ser Cecco, allora, sospende l’esecuzione e decreta di voler verificare la veridicità delle sue affermazioni. Convocato il gran giurì, impone a Romildo di far l’amore con la moglie in loro presenza.
Vista la sua scarsa capacità amatoria, ordina poi che Giulia finisca tra le braccia Marcuzio dei Lucani che, naturalmente, spolvera una prestazione da grande amatore.
Intanto, giungono nell’abitazione di Quinto Fulvio (Mario Carotenuto), sposato con la libertina Gisa (Francesca Benedetti), il nipote Ruberto (Jurgen Drews) e i suoi giovani amici Tazio (Paolo Turco) e Gisippo (Carlo De Majo).
Alla vista di Peronella (Eva Garden), figlia di Quinto, della giovane Francesca (Stefania Careddu), nipote di frà Mariaccio (Carlo Sposito) e dell’avvenente Lucia (Antonia Brancati), figlia di un prete, i tre decidono di sedurle.
Peronella accetta ben presto la corte del giovane spasimante. mentre le altre due, sono timide e timorose e, per convincerle, Gisippo e Tazio si travestono da donna, così, a poco a poco, riescono a sciogliere le loro resistenze.
Per evitare la condanna, l’insaziabile Giulia si concede a Ser Cecco, che abroga la legge e dispone che non vadano più al rogo quelle donne, costrette all’adulterio per colpa di quei mariti inadempienti a letto.
Intanto, con la scusa che Gisa è posseduta dal demonio, frà Mariaccio la seduce e, sul finale, le fanciulle che vivono sotto il tetto di Quinto Fabio. fingono di essere sonnambule, così da poter giacere con Riberto, Tazi e Gisippo.
Con questa commediola, ambientata a Prato nel 1395, Grimaldi rimpolpa il filone boccaccesco e, come il sottogenere impone, lascia che i personaggi si esprimano con un latino maccheronico.
Naturalmente, i personaggi maschili sono a caccia delle giovani donne vogliose che desiderano solo di rendere becco il marito o di essere iniziate ai piaceri della carne.
Carotenuto è perfetto nei panni dell’usuraio avaro, e Caprioli è misuratissimo in quelli dell’integerrimo e illuminato podestà.
Nel cast Antonia Brancati, figlia dello scrittore Vitaliano e dell’attrice Anna Proclemer.
Don Backy, uno degli interpreti più gettonati dei boccacceschi, aveva già esordito in Una cavalla tutta nuda di Franco Rossetti (1972) ed è presente lo stesso anno nel successivo Le calde notti del Decameron di Gian Paolo Callegari.
Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “La commedia sexy alla napoletana Enzo Cannavale, Vittorio Caprioli Carlo Giuffrè”, edito da Il Foglio Letterario – 2024
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