Quelli che in era Covid si sono sentiti meglio. Intervista a Ignazio Senatore di Giuseppe Del Bello – Repubblica.it – 3-5-2020

4 Giugno 2020 | Di Ignazio Senatore
Quelli che in era Covid si sono sentiti meglio. Intervista a Ignazio Senatore di Giuseppe Del Bello – Repubblica.it – 3-5-2020
Interviste a Senatore
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“Quelli che in èra Covid si sono sentiti meglio. Ovviamente non mi riferisco alle condizioni fisiche ma alla sfera emotiva”. A raccontare l’insospettabile rovescio della medaglia della pandemia, riportando esperienze personali vissute da specialista, è Ignazio Senatore,  professore incaricato di “Teoria e prassi degli interventi di tipo psicoterapeutico relazionale-sistemico in ambito di psichiatria istituzionale” nella scuola di specializzazione in Psichiatria della Federico II di Napoli.

Strana tesi la sua. Sembra, almeno a leggere i vari report scientifici, che la maggior parte della popolazione abbia sofferto, e non poco, le negatività correlate al rischio-contagio.

«E ha ragione. Questa è l’impressione generale. Anche io leggo da più parti i tanti appelli di psicologi e di psicoterapeuti, ospiti fissi dei salotti televisivi, che lanciano gridi di allarme sulle conseguenze psicologiche legate al Covid-19. C’è chi, addirittura dando per scontato, paventa che per i bambini potrebbero residuare dei tratti autistici. Poi c’è chi parla di una “pandemia depressiva” che colpirà la maggior parte della popolazione».

Quindi secondo lei, si potrebbe uscire dall’emergenza senza conseguenze?

«No no, non dico questo,  è indubbio che, psicologicamente, questi mesi abbiano segnato e segneranno molti individui. Ma occorre anche ricordare che in tanti hanno retto psicologicamente, al di là di ogni più rosea aspettativa. Penso ai nostri pazienti e agli altri possibili utenti. Sa che le dico? Noi temevamo che i nostri ambulatori fossero assaliti come Fort Apache e, invece, non è accaduto nulla di tutto questo».

Un fenomeno atteso che fa cilecca. Vuol spiegare meglio?

«Soffermiamoci un attimo ai soggetti affetti da fobia sociale, quelli che sarebbero potuti essere i protagonisti del film francese “Emotivi anonimi” di Jean Pierre Ameris. Ha presente quei timidoni incalliti che arrossiscono non appena gli si rivolge la parola? Grazie allo smart working, non dovendo stare a stretto contatto con gli altri e potendo lavorare tranquillamente a casa, si sono sentiti più tranquilli e al riparo dall’ansia». Le è capitato qualche caso clinico che conferma la teoria?

«Infatti, le spiego. L’esempio è quello di un adolescente, vittima della solita “mamma spazzaneve”, la classica figura che si fa in quattro per risolvere i suoi problemi, impedendogli di responsabilizzarsi. La donna era la rappresentante di classe e guerreggiava con le insegnanti affinché il figlio fosse trattato con i guanti bianchi. Adesso, da quando il ragazzo non va più a scuola e la madre non può più stargli addosso, lui si sente più libero, forte e sicuro di sé. Potrei raccontare di quanti, incapaci di affrontare e progettare il futuro, hanno visto la pandemia come una manna dal cielo. Con il lockdown, nessuno poteva più chiedere a questi soggetti quotidianamente dove di sarebbero dovuti impegnare».

Anche i depressi sarebbero  migliorati?

«I depressi cronici sono quelli che, avendo ridotto al minimo i contatti sociali, non hanno percepito alcun bisogno di uscire e se ne sono rimasti, invece, rintanati nelle loro tane per sentirsi più protetti. In più, erano anche più sollevati dal momento che tutti vivevano isolati dal mondo e, quindi, in una condizione simile alla loro. Un’altra riflessione la vorrei dedicare alla pazienti anoressiche che seguo da anni».

Sta addentrandosi in un campo molto delicato, su cui molti potrebbero sollevare obiezioni. Comunque dica pure.

«Molte giovani mi hanno raccontato che, non potendo uscire di casa, hanno ridotto il loro bisogno di fare lunghe passeggiate per bruciare le calorie che assumono quando mangiano. In qualche modo si sono dovute adattare alla realtà e, invece, di macinare chilometri su chilometri, si sono accontentate di addominali e flessioni.”

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