Mentre passeggia a Montecarlo su una scogliera a picco sul mare, una timida ragazza inglese (Joan Fontane), dama di compagnia di un’anziana signora, s’imbatte in Max De Winter (Laurence Olivier), un ricco vedovo, e, involontariamente, lo distoglie dai propositi suicidari.
Attratto dalla sua semplicità, Max la sposa e la conduce nella sua lussuosa e antica dimora di Menderley, dove li attendono uno stuolo di camerieri e la signora Danvers (Judith Anderson), un’acida e dispotica governante.
Sin dal suo ingresso in casa, la nuova signora De Winter percepisce l’ingombrante presenza di Rebecca, la prima moglie di Max, deceduta tragicamente un anno prima, il cui ricordo sembra ancora aleggiare in maniera inquietante tra quelle mura dorate.
Max decide di dare un ricevimento nel proprio appartamento, e la giovane moglie, accettando il consiglio della signora Danvers, indossa un abito e un cappello simili a quelli che erano appartenuti a Rebecca.
Non appena compare nel salone Max sbianca e le ordina di cambiare immediatamente acconciatura e vestito.
Profondamente scossa la donna si ritira nella propria stanza e, allora, la signora Danvers, intuendo il suo malessere, con perfidia, prova a istigarla al suicidio.
Il trambusto che si genera nel salone sottostante, alla notizia che è stato ritrovato il panfilo con il quale Rebecca era annegata in mare, distrae la giovane donna.
Max le confessa che Rebecca aveva allacciato una relazione con Jack Fawelll (George Sanders); convinto di averla uccisa accidentalmente, dopo un furioso litigio, aveva simulato l’affondamento del panfilo.
Nel corso di una rapida indagine, si scopre che Rebecca si era lasciata annegare, perché affetta da un male incurabile. Come impazzita, la signora Danvers dà fuoco alla dimora di Menderley e muore tra le fiamme.
Primo lungometraggio americano, diretto dal regista inglese, intriso di fascino e di mistero e ammantato da atmosfere sinistre e nebbiose.
Sin dalle prime battute, Hitchcock mostra come la nuova moglie di Max (a cui non dona neanche un nome) si senta un’intrusa nell’appartamento del marito, schiacciata dal confronto con Rebecca, una donna certamente più bella e elegante di lei.
Ad amplificare ancora più il suo disagio, l’atteggiamento algido ed altezzoso della signora Danvers che la tratta dall’alto in basso e prova in tutti i modi a umiliarla ed a farla sentire costantemente fuori posto. Max è descritto come una figura anonima, incapace di fronteggiare la dispotica signora Danvers e di schierarsi al fianco della sua nuova sposa.
Hitchcock non offre una spiegazione sul perché la signora Danvers sia così morbosamente legata a Rebecca e preservi, dal giorno della sua morte, la sua stanza da letto, come fosse un simulacro.
Il finale, un po’ troppo convulso, è carico di pathos e di una straordinaria tensione narrativa. Tratto dall’omonimo romanzo di Daphne Du Maurier. Oscar per il miglior film e la miglior fotografia.
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