“Ritratti di cinema” di Antonietta De Lillo

25 Agosto 2021 | Di Ignazio Senatore
“Ritratti di cinema” di Antonietta De Lillo
Senatore giornalista
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Sono intitolati “Ritratti di Cinema” la raccolta di scatti che la regista napoletana Antonietta De Lillo, effettuò tra l’81 e l’82 alla Mostra del Cinema di Venezia e che sarà possibile rivedere in questa edizione del Festival veneziano, che aprirà i battenti tra qualche giorno.

De Lillo, come nacque l’idea di questi scatti?

“Al tempo ero una giovanissima freelance, Ho sempre creduto, perché questo è lo spirito di Marerchiaro Film, che la memoria sia importante. Nel recuperare parte del mio materiale fotografico, mi sono imbattuta in questi scatti. Ricordo che in quegli anni a Venezia c’era tutto il mondo e non solo cinematografico: Italo Calvino, Akira Kurosawa, George Cukor, Marco Bellocchio, Margarethe von Trotta. Wim Wenders, Liliana Cavani, Jeanne Moreau, un giovanissimo Nanni Moretti, Mario Monicelli e tanti altri.”

Che tecnica utilizzava per fotografarli?

“Li facevo parlare, instauravo con loro dei dialoghi e si creavano così delle situazioni che potremmo in qualche modo definire intime, Oggi non è più così. I momenti destinati alle foto non esistono più. Gli attori e registi sono fotografati tutti insieme da centinaia di fotografi e con alle spalle gli stessi pannelli che indicano il nome della Mostra o del Festival. Gli anni che documento erano completamente diversi. Erano festival che si trasformavano in un agorà dove ci si incontrava, c’era uno scambio culturale tra i partecipanti.”

Tra i personaggi fotografati, chi l’aveva colpito maggiormente?

“Bernardo Bertolucci, un vero mito ai quei tempi, che poi ho avuto il piacere di frequentare. Marco Ferreri, che dicevano fosse un burbero, e invece,  fu gentilissimo e si fece fotografare sulla spiaggia abbracciato all’orologio e lo scrittore Goffredo Parise. Tutti mi hanno dedicato dei bellissimi momenti, anche perché nel fotografare gli altri non bisogna mai essere aggressivi ma bisogna farlo con delicatezza.”

Si parla di fotografia e non si può non pensare a “La camera chiara” di Roland Barthes

“Assolutamente. I mie scatti raccontavano, infatti, un’empatia, un vibrare che scattava tra di noi. Quelle foto mi hanno fatto capire la strada che avrei dovuto intraprendere in futuro. Con la macchina fotografica sei da sola a raccontare il mondo; con il cinema lo fai assieme agli altri.”

Sono foto a colori o in bianco e nero?

“Il più delle volte gli scatti erano sia in bianco e nero che a colori e i ritratti in totale o in primo piano. Quello che mi emoziona di più di questa mostra fotografica è che sia gli spettatori che si recheranno alla Sala Grande che a quella Laguna potranno vederla. La mostra che è stata possibile allestire grazie alle Giornate degli Autori e al contributo della Film Commission Campana, farà tappa anche a Napoli, il 22 novembre al Mann e poi a Roma. Sa questi scatti è nato poi un volume fotografico pubblicato dalla casa editrice napoletana Dante & Descartes di Raimondo Di Maio con il Centro Sperimentale di Cinematografia, che raccoglierà gli interventi di diversi critici cinematografici italiani. Successivamente allestirò una mostra fotografica sul terremoto che funestò la Campania negli anni Ottanta “

Articolo pubblicato su il Corriere del Mezzogiorno 25-8-2021

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