Salvatores: Tutto il mio folle amore

12 Maggio 2019 | Di Ignazio Senatore
Salvatores: Tutto il mio folle amore
Senatore giornalista
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Dopo l’incursione nel fantastico con “Il ragazzo invisibile” e “Il ragazzo invisibile Seconda generazione”, Gabriele Salvatores ritorna dietro la macchina da presa con “Tutto il mio folle amore”, adattamento del romanzo “Se ti abbraccio non aver paura” di Fulvio Ervas, edito da Marcos y Marcos. La storia si dipana intorno al complesso e commovente rapporto tra un padre e un figlio che vive rinchiuso nel suo autismo. Sulle loro tracce la madre e il nuovo compagno che affronteranno un viaggio imprevedibile nella speranza di raggiungerli. Interpreti Diego Abatantuono, Valeria Golino, Claudio Santamaria e il giovane Giulio Pranno, all’esordio. Il regista napoletano ha dichiarato: «Uno dei protagonisti del film, il padre naturale del ragazzo, è un cantante. Canta le canzoni di Domenico Modugno nei matrimoni e nelle feste in giro per la Dalmazia. Il testo di una di queste canzoni, “Cosa sono le nuvole”, è stato scritto da Pier Paolo Pasolini. Una frase di quel testo mi ha colpito particolarmente: “E tutto il mio folle amore lo soffia il vento, così.” Ho sempre pensato al nostro ragazzo protagonista come a un “fool” di Shakespeare, uno di quei folli buffoni che riescono a tirarsi dietro re e regine, costringendoli a fare i conti con se stessi. E, nel nostro caso, a far ricorso a tutto l’amore che hanno ancora a disposizione”. Un titolo che rimanda, inevitabilmente, al ritornello del brano che Domenico Modugno intona nelle ultime battute di “Che cosa sono le nuvole”, girato nel 1967 da Pier Paolo Pasolini, uno dei sei episodi collettivi del film “Capriccio all’italiana”, che vide l’ultima apparizione del grande Totò, con tanto di bombetta nera e il viso colorato in azzurro, nei panni del perfido Iago che scatena la gelosia di Otello interpretato da Ninetto Davoli. Recitano da umani-burattini che alla fine soccombono in una rissa con gli spettatori che, non contanti di come va a finire la storia dell’”Otello”, si fanno giustizia a modo loro. Ne fanno le spese i colpevoli Totò- Iago e Ninetto Davoli- Otello. I “burattini” finiscono in una discarica, sotto un cielo di nuvole. Mentre Modugno canta: “Che io possa essere dannato se non ti amo e se così non fosse non capirei più niente. Tutto il mio folle amore, lo soffia il cielo, lo soffia il cielo. Così…”

Articolo pubblicato su il Corriere del Mezzogiorno 12-5-2019

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