Samsara (The Samsara) di Pan Nalin – Germania – 2001 – Durata 138’

4 Aprile 2021 | Di Ignazio Senatore
Samsara (The Samsara) di Pan Nalin – Germania –  2001 – Durata 138’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Apo (Sherab Sangey) vecchio e saggio monaco buddista si reca con altri lama dal nipote Tashi (Shawn Ku) che da tre anni, tre mesi, tre settimane e tre giorni, si è ritirato a meditare in un rifugio in montagna. Dopo averlo svegliato dal suo stato di trance ipnotica, i monaci lo lavano, lo nutrono, lo vestono e lo riportano nel monastero. Tashi però non ha ancora raggiunto il nirvana; di notte fa dei sogni erotici ed è attratto dalla bellissima Pema (Christy Chung). Comprende allora che nonostante quel lungo distacco dal mondo il suo spirito è ancora attratto dalle cose materiali e decide allora di abbandonare il monastero, dove aveva vissuto sin da quando aveva cinque anni.

Tashi assapora i piaceri della vita, sposa Pema ed ha un figlio che chiama Karma, lavora nei campi al fianco della moglie, si batte poi contro un uomo arrogante che tiranneggia il piccolo villaggio in cui vive e si concede anche una piccola avventura con una giovane ed affascinate contadina. Alla morte dello zio Apo, le sue certezza traballano nuovamente e Tashi comprende di aver tradito la propria missione. Dopo aver abbandonato moglie e figlio, ritorna ad essere un lama e va alla ricerca di se stesso.

Pellicola suggestiva, ambientata nel Ladakh, una regione montagnosa alle pendici dell’Himalaya, diretta dall’esordiente regista indiano. Costretto fin da bambino a diventare un lama, allo zio Apo, suo maestro spirituale, il giovane protagonista confessa il proprio smarrimento: “Da quando ho cinque anni sono stato educato a vivere rinunciando al mondo. Perché? Quello che voglio chiederti è: “Come sappiamo che la sua eliminazione non fosse proprio il risultato della sua vita terrena?” Apo, dov’è la libertà promessa dalla disciplina monastica, così come la soddisfazione promessa dal voto di castità? Sei stato proprio tu una volta che mi hi detto: “Non devi accettare i miei insegnamenti finché non li comprendi dal tuo punto di vista. Ci sono cose che ognuno di noi deve riuscire a disimparare per poterle imparare, così come altre cose dobbiamo prima possederle per riuscire a rinunziare ad esse.”  Dopo l’avvio fulminante il regista abbandona il taglio misticheggiante e si limita a mostrare il protagonista che trascorre la vita nei campi. Prima di morire, in una lettera, Apo gli affida questa riflessione “Mi rendo conto adesso che il mio camino non è terminato e tornerò nel ciclo della trasmigrazione delle anime, nel samsara. So che prima o poi ci rincontreremo. Spero vivamente che quando ci rivedremo tu sarai in grado di dirmi quale sia la cosa più importante; correre dietro ai migliaia di desideri o conquistarne uno solo.” E sarà questo interrogativo a mandarlo nuovamente in crisi ed a spingerlo a riprendere la sua vita di monaco. Senza enfasi il regista vuole narrarci come sia difficile trovare il Nirvana dentro noi stessi, operare delle scelte spirituali elevate e distaccarsi dalle cose terrene. Nel film tutto sembra però eccessivamente perfetto; i paesaggi sono spettacolari, le musiche magnetiche e la fotografia, nitida e tersa ha un po’ il sapore da cartolina. Samsara è un termine che sta ad indicare il passaggio, l’attraversamento, il flusso del divenire dell’uomo.

 

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