Sconfiggere la morte – Rivista 8 1/2

18 Ottobre 2020 | Di Ignazio Senatore
Sconfiggere la morte – Rivista 8 1/2
Articoli di Ignazio Senatore sui rapporti tra Cinema e psiche
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“Non mi piacciono i dottori: ti mettono sempre in stato d’inferiorità. Quando ti hanno palpato le parti intime, annusato l’alito, tastato la lingua, come fai a parlargli da pari a pari ? (Il ventre dell’architetto di Peter Greenaway- G.B – 1987)

“Nessuno dovrebbe andare al cinema, se non crede negli eroi.” (John Wayne)

“Sai come funziona la medicina in Cina ? Quattro volte all’anno tutta la famiglia va dal medico. E lui li cura. Vale a dire: cerca nelle persone in buona salute i punti deboli che potrebbero diventare poi delle malattie. Gli fa un po’ d’agopuntura, gli da delle erbe, corregge la dieta, riequilibra l’organismo. Poi lo pagano e se ne vanno. Per loro questa è medicina: impedire che uno si ammali. Invece, se qualcuno si ammala, allora è il medico che va da lui per curarlo, e per quella visita non viene pagato. Perché non è medicina per loro. Per loro curare la malattia quando c’è già è come mettersi a fabbricare armi subito dopo aver dichiarato guerra oppure scavare un pozzo quando si ha sete: bisognava pensarci prima. Perciò al medico cinese conviene che la gente stia bene, perché sono quelli che stanno bene che pagano. Gli ammalati gli portano via tempo senza farlo guadagnare, e se ha troppi ammalati il medico va in rovina.  E poi la gente dice: “Ha troppi ammalati, non è bravo, non ci andiamo.” Qui è il contrario: più ammalati uno ha e più viene rispettato e più guadagna.” (La crisi di Coline Serreau – Francia – 1992)

“Sventurata è la terra che ha bisogno di eroi”. Come non concordare con la celebre frase tratta da “Vita di Galileo” di Bertolt Brecht?  Del resto quali sono le caratteristiche dell’eroe? Un uomo atletico, dotato di coraggio e sprezzo del pericolo, disposto a sacrificare la propria vita, pur di compiere un’impresa per il bene comune. Un destino tragico, il suo, che viene ricompensato con il ricordo (indelebile?) di chi lo ha conosciuto o di chi tramanda ai posteri il suo gesto. Seppur il riferimento è ai “divi”, prendo a prestito un’affermazione di Charlton Heston, che mi sembra calzante anche per gli eroi: “C’è un lato oscuro nell’amore del pubblico per i divi famosi: un contratto non scritto, ma che ti impegna egualmente. Il grande matador Manolete disse: “Saranno appagati solo quando sarò morto”. E lo uccisero. Si, furono i tori a farlo, non il pubblico, ma l’accordo era stata patteggiato molto prima. Curiosamente, la morte li fece felici. Loro possono fare di te un dio vivente, ma chiedono la tua vita in cambio. Puoi permetterti di tutto, ma alla fine il tacito accordo è che tu paghi il conto.” Sono ancora impressi negli occhi di tutti noi gli sguardi stravolti di chi era impegnato nei reparti di terapia intensiva, rianimazione e malattie infettive. Proclamati “eroi” dai media e dalla gente comune, perché impegnati in prima linea nella lotta contro il Covid -19, molti dei medici e degli infermieri sono stati, infatti, falcidiati dal virus. Per fortuna, la maggioranza degli operatori non ha subito danni e, in coro, hanno dichiarato che erano nelle corsie ospedaliere solo per compiere il loro dovere. E mentre loro erano alle prese con respiratori e farmaci da somministrare, i soliti “esperti” di turno accumulavano nei salotti televisivi fama e denaro. Eppure, coloro che hanno proclamato i medici degli “eroi”, spalleggiati da avvocati senza scrupoli, prima della pandemia, erano quelli che li accusavano, spesso a torto, di essere i responsabili dell’italica “malasanità”. Costoro, invece di attaccare i politici che privilegiano la sanità privata anziché quella pubblica o di indignarsi perché la spesa pro-capite per ogni cittadino italiano é diversa da regione a regione (con una netta differenza tra Nord e Sud), non trovavano di meglio che mettere sotto accusa i camici bianchi. Gratta, gratta, la colpa dei dottori è sempre la stessa; non essere capaci di sconfiggere la morte. Dono, quest’ultimo, come è noto, riservato, infatti, solo agli eroi.

Articolo pubblicato sulla Rivista 8 1/2 N. 52  -2020

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