Buenos Aires. Il marinaio Benjamin Tetrocini (Alden Ehrenreich) va a cercare nel quartiere La Boca il fratello Angelo che non vede da dieci anni e si fa chiamare Tetro (Vincent Gallo).
Scrittore in crisi, Tetro sbarca il lunario lavorando come tecnico di luci in un piccolo teatrino e vive con Miranda (Maribel Verdú), una psichiatra che ha conosciuto quando era stato ricoverato in una clinica per disturbi mentali, dopo aver causato, quando era alla guida dell’auto, la morte della madre, Angela, famosa cantante lirica.
Figlio di Carlo (Klaus Maria Brandauer), famoso direttore d’orchestra, Tetro, dopo la dimissione dalla clinica, ha chiuso ogni rapporto con il severo e dispotico genitore e con gli altri componenti della famiglia.
Il dolce e testardo Benjamin vuole però confrontarsi con lui, gli chiede del passato, gli fa mille domande sul padre, ma Tetro, per evitare che si riaprano antiche ferite, gli risponde in maniera ironica o evasiva.
Grazie alla complicità di Miranda, Benjamin entra in possesso degli appunti che Tetro ha scritto in codice nel corso degli anni e li trasforma in un testo teatrale rappresentato al Festival “Il ghiacciaio” di Patagonia, diretto da Alona (Carmen Maura), nota critica teatrale. In quell’occasione Tetro confessa a Benjamin …
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Francis Ford Coppola (Non torno a casa stasera, Il Padrino, Il grande Gatsby, La conversazione, Apocalypse Now, Rusty il selvaggio, Peggy Sue si è sposata…) impagina un melodramma familiare che saltella tra il bianco e nero e il colore, tra flashback e flashforward.
In campo due scrittori alla ricerca di una stabilità emotiva, dilaniati da dubbi ed incertezze relativi al passato e sommersi da dolorosi eventi rimossi.
Lunghezza a parte, il film si attorciglia troppo su se stesso in un gioco di specchi, dove campeggia la figura del gelido e cinico direttore d’orchestra, che non disdegna di rubare a Tetro la ragazza con la quale era fidanzato.
Se Tetro sembra essere il classico scrittore “genio e sregolatezza”, il giovane Banjamin, più concreto di lui, non solo trasforma i suoi scarabocchi in un testo teatrale, (che verrà premiato da Alona), ma lo tallona, lo sprona e lo aiuta a guardarsi dentro e ad uscire dalle nebbie di un’apatia ormai cronicizzata.
Nel finale Coppola mischia le carte e regala allo spettatore una rivelazione shock. Non mancano le zampate del vecchio maestro che ci regala pagine di grande cinema quando mostra le mirabolanti rappresentazioni del balletto di Coppelia di Léo Delibes e Arthur Saint-Leon, tratto da un racconto di E.T.A. Hoffmann.
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