Senza pelle di Alessandro D”Alatri – Italia – 1994

16 Febbraio 2015 | Di Ignazio Senatore
Senza pelle di Alessandro D”Alatri – Italia – 1994
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Gina (Anna Galiena), impiegata di un ufficio postale, riceve una lettera di uno sconosciuto che dichiara di amarla. Da quel giorno, quotidianamente, trova nella buca della posta delle appassionate poesie d’amore e sente, al telefono, la voce spezzata di un uomo che le sussurra frasi d’amore.

Riccardo (Massimo Ghini) geloso ed impulsivo convivente della donna, cerca di smascherare il misterioso ammiratore, lo rintraccia, va a casa sua e, quando é sul punto di picchiarlo, é fulminato da una paralizzante verità: il presunto rivale non è altro che Saverio (Kim Rossi Stuart), un ragazzo affetto da evidenti disturbi psichici.

Riccardo non sa come comportarsi e, dopo essersi rivolto ad una psicologa della Comunità dove Saverio era stato ricoverato, decide di prendersi cura di quel ragazzo fragile ed indifeso. Gina, materna ed affettuosa, dopo aver respinto con dolcezza la corte serrata di Saverio, gli trova un lavoro come fioraio.

Un giorno, per “accontentarlo”, cede alle sue richieste ed, in un momento d’abbandono, gli regala un bacio appassionato. Saverio, che non può più vivere senza di lei, la segue ovunque e le dichiara il suo amore.

Gina non regge la pressione e crolla.  Saverio va in crisi ed è ricoverato in una struttura psichiatrica. Un finale, spruzzato di un pizzico di speranza, chiude la vicenda.

Che D’Alatri sia distante mille miglia da qualsiasi operazione di cassetta, lo s’intuisce dal modo delicato e struggente, con il quale mostra Saverio (un Kim Rossi Stuart intensissimo), trasandato e con lo sguardo nel vuoto, che fuma una cicca dietro l’altra.

Questo “strano” personaggio, entra sulla scena, quasi in punta di piedi, senza eccessivi clamori; del suo passato non sappiamo, né sapremo mai nulla (salvo che il padre era morto anni addietro e che vive, in casa, con la madre).

Man mano che scorrono i fotogrammi scopriamo che Saverio é quasi una figura di sfondo e che i veri protagonisti sono Gina (un Anna Galiena superlativa) e Riccardo (un Massimo Ghini impeccabile) due impiegati che, come tanti, vivono, in un anonimo quartiere popolare di Roma e che si trovano a dover fare i conti, loro malgrado, con la malattia mentale.

D’Alatri, non schiaccia, chi é in sala, con il peso della follia di Saverio, ma sottrae ed alleggerisce continuamente il testo filmico, prediligendo una scrittura misurata ed essenziale, depurata da qualsiasi virtuosismo ed esercizio di stile. Il più bel film italiano (di sempre) sulla follia.

Il titolo del film fa riferimento, in maniera esplicita, a quella funzione dell’Io- pelle, descritta dallo psicoanalista francese  Didier Anzieu.

 

Per l’intervista completa sulla cinematografia Alessandro D’Alatri, l’antologia della critica e della critica online del film si rimanda al volume di Ignazio Senatore: “Alessandro D’Alatri: il mio cinema” -Falsopiano Editore (2015)

 

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