Ignazio Senatore: “Sono l’avvocato di Alba Rorwacher nel film “Lacci” di Daniele Luchetti

28 Agosto 2020 | Di Ignazio Senatore
Ignazio Senatore: “Sono l’avvocato di Alba Rorwacher nel film “Lacci” di Daniele Luchetti
Senatore giornalista
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Sono amico di molti registi, ho pubblicato con loro diversi volumi-intervista e, in qualità di critico cinematografico, sono stato giurato in diversi festival del cinema. Eppure mai mi sarei aspettato che una mattina Daniele Luchetti mi proponesse di interpretare un ruolo in una scena clou del suo film “Lacci”. Daniele aveva presieduto la giuria di un’edizione del Festival Internazionale de “I Corti sul lettino Cinema e psicoanalisi”, di cui sono il direttore artistico e, in passato, avevo premiato due travolgenti corti di Elena Bouryka, la sua compagna. Daniele mi disse che non dovevo fare nessun provino e presentarmi in un complesso architettonico sito nella zona di Montecalvario. Arrivo sul set e vedo Daniele che sta girando una scena di un ballo; decine di comparse fanno il trenino e danzano a ritmo di una musichetta orecchiabile; tra loro intravedo Alba Rohrwacher e Luigi Lo Cascio. Mi chiamano per la prova costume, fanno delle modifiche ad un abito, e poi mi spediscono dal truccatore che, cospargendomi i capelli di lacca, tenta, invano, di bloccare i miei capelli ribelli. E’ fine mattinata e c’è la pausa pranzo. Daniele ed Elena mi presentano Alba e a Luigi. Sciorino le mie competenze cinefiliche e scherzo con loro tra una forchettata e l’altra. Chiedo a Daniele come ha adattato il romanzo di Domenico Starnone, lavorato in sede di sceneggiatura con lo stesso Starnone e Francesco Piccolo e gli faccio i complimenti per il casting; al fianco di Alba e Luigi, Silvio Orlando, Laura Morante, Giovanna Mezzogiorno e Adriano Giannini. Termina la pausa pranzo ed entriamo in una stanza che, per esigenze sceniche, sembra una piccola aula di un tribunale. I personaggi interpretati da Alba e Luigi sono due coniugi in crisi e si stanno separando. Io sono l’avvocato di Alba e un’altra comparsa quella di Luigi; di fronte a noi un giudice. Daniele fornisce solo qualche spunto agli attori e in quell’atmosfera distesa, c’è spazio, nelle pause, per qualche risata. Luigi è sempre misurato e calibra alla perfezione le sue battute. Alba, invece, deve rivolgersi al sottoscritto e sottolineare l’anaffettività del marito e, in un lampo, mutando registro, lasciarsi andare ad un  pianto. Io sono tranquillo; non devo dire neanche una battuta, ma già alla terza scena Alba decide che, forse, sarebbe più giusto se si rivolgesse direttamente al giudice e non più a me. La scena si ripete e non appena viene dato il ciak, Alba replica quel miracolo recitativo, sempre con maggiore intensità. Sempre più a margine della scena, mi godo tranquillo lo spettacolo. La scena dura qualche minuto ed é ripetuta una decina di volte. Dopo aver festeggiato il compleanno di un componente della troupe, ci salutiamo. Dopo aver recensito centinaia di film, scritto numerosi saggi sul cinema, posso finalmente dire, con orgoglio, di aver dato anch’io il mio piccolissimo contributo alla Settima Arte.

Articolo pubblicato il 28-8.2020

 

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