Il film è ambientato nel 1938. In una Lisbona soggiogata dalla dittatura salazarista, e ancora scossa dagli echi del regime franchista, il prudente e pacato dottor Pereira (Marcello Mastroianni), dirige la pagina letteraria del quotidiano “Lisboa”.
Stanco, affaticato e appesantito dagli anni, Pereira trascorre un’esistenza senza scosse, disinteressandosi alla politica e vivendo all’ombra dei classici della letteratura e del ricordo della moglie scomparsa qualche anno prima.
Una mattina é colpito da un articolo sulla morte scritto dal giovane Monteiro Rossi (Stefano Dionisi). Lo contatta, lo assume come collaboratore e gli commissiona un “coccodrillo” su Gabriele D’Annunzio.
Monteiro, fidanzato con Marta (Nicoletta Braschi), giovane pasionaria, è uno spirito indomito e libertario e, con irruenza ed animosità, stronca il fumoso poeta italiano. Dopo averlo affettuosamente redarguito per il suo necrologio troppo caustico e affilato, Pereira gliene commissiona altri che risultano impubblicabili e corrosivi come il precedente.
Monteiro Rossi rivela allora a Pereira di essere un attivista politico legato alla gioventù nazionalista e gli chiede di aiutare il cugino, un repubblicano impegnato a reclutare dei volontari per la Spagna.
Dopo non qualche esitazione, Pereira esaudisce le sue richieste e, ancora turbato, parte per un soggiorno di una settimana in una clinica talassoterapica, dove si affida alle cure dal colto e sensibile dottor Cardoso (Daniel Auteuil).
Durante il soggiorno, Pereira s’imbatte nel suo direttore che lo bacchetta per aver pubblicato un racconto di Daudet giudicato anti-nazionalista.
Al ritorno a Lisbona scopre che la portiera (Teresa Madruga), spia del regime, lo sorveglia. Dopo aver incontrato Maria, entrata ormai in clandestinità, Pereira si vede piombare in casa Monteiro Rossi che gli chiede di aiutarlo a nascondersi.
Un paio di ceffi della polizia politica irrompono subito dopo nell’appartamento e, dopo aver picchiato selvaggiamente Monteiro Rossi, lo lasciano esamine, riverso sul letto, immerso in una pozza di sangue. Grazie all’aiuto del dottor Cardoso e del fido cameriera Manuel (Joaquim de Almeida), Pereira deciso a onorare la figura di Monteiro Rossi, abbraccia la causa rivoluzionaria.
Faenza traspone sul grande schermo il fortunato romanzo di Antonio Tabucchi (che ha collaborato alla stesura dei dialoghi) e lascia che lo spettatore sì interroghi sul delicato tema della libertà di stampa e sui controversi rapporti tra intellettuali, politica e società.
Con tocco sapiente il regista mostra la lenta e graduale trasformazione (fisica e spirituale) dell’anziano protagonista, costretto a guardare in faccia la realtà e a fare i conti con un regime politico violento, rozzo e liberticida.
Il regista smussa quell’’intercalare-chiave (a cui si ispira il titolo) che nel romanzo risulta fin troppo ripetitivo e regala un Mastroianni monumentale. Da cineteca la scena finale con Pereira che, ritrovata una ragione per vivere, incede, a passo spedito e sicuro tra le vie di Lisbona. Deliziosa la colonna sonora firmata da Ennio Morricone.
Per l’intervista completa a Roberto Faenza, l’antologia della critica e della critica online del film si rimanda al volume di Ignazio Senatore: “Roberto Faenza Uno scomodo regista” – 2012 -Falsopiano Editore
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