Terraferma di Emanuele Crialese – Francia, Italia – 2011

25 Settembre 2023 | Di Ignazio Senatore

Giulietta Puccillo (Donatella Finocchiaro), rimasta vedova di Pietro, un pescatore morto in mare tre anni prima, vive in un’isola siciliana abitata da pescatori con il figlio Filippo (Filippo Pucillo). Lei sogna di lasciare quel luogo così da poter lavorare e dare un futuro migliore al figlio. E’ iniziata la stagione estiva e, per la prima volta, Giulietta decide di fittare il proprio appartamento.

Filippo aggancia tre giovani turisti; Mara (Martina Codecasa), Marco e Stefano, con la promessa poi di portarli in giro con la barca del nonno Ernesto (Mimmo Cuticchio), uno dei pescatori più anziani e rispettati dell’isola.

Mentre sono in mare a pesca, Ernesto s’imbatte in un barcone di immigrati e, disubbidendo agli ordini della Guardia Costiera, che gli impone di tenersi alla larga dai naufraghi, ne raccoglie alcuni e con essi Sara (Timnit T), una donna incinta in pieno travaglio e la ospita, in gran segreto, in casa con il figlioletto, dove lei, con l’aiuto di Giulietta, partorisce una bambina.

Un solerte capitano della Finanza (Claudio Santamaria), mette i sigilli al peschereccio di Ernesto e lo accusa di aver favorito l’immigrazione clandestina.

I pescatori dell’isola sono in rivolta e appoggiano la scelta di Ernesto che, nel rispetto della legge del mare, ha raccolto delle persone in mare, evitando che annegassero. Nino (Giuseppe Fiorello), fratello di Giulietta, invece, cerca di convincere i pescatori che i clandestini sono una brutta pubblicità per il futuro dell’isola e che la loro unica risorsa è quella di puntare sul turismo.

Giulietta intanto si lega sempre più a Sara che le confida che dopo due anni di viaggio, è giunta con il figlio nella loro isola e sogna di raggiungere il marito a Torino, sulla terraferma…

Crialese, alla terza regia, dopo Respiro e Nuovomondo, ambienta il film nell’isoletta di Linosa e, ispirandosi alla vera storia di Tiinit T, compone un inno alla solidarietà e all’integrazione.

Al centro della narrazione Ernesto, un vecchio dal viso corroso dalla salsedine, che si rifiuta di rottamare il suo peschereccio e avere in cambio dallo Stato centomila euro e continua a solcare il mare, nonostante la pesca sia ormai negli anni diventata sempre meno fruttuosa.

Quando avvista i migranti su un barcone, da vecchio uomo di mare, in nome di un’etica e di una morale millenaria che travalica le recenti leggi dello Stato, segue il suo istinto di soccorrerli.

Al comandante della finanza, che lo accusa di rispettare la legge, a muso duro, risponde:

E o codice do mare o canusci? A chilli cristiani li dovevo fare andare in funno?

Non meno sensibile e generosa è Giulietta, una donna che accoglie amorevolmente Sara, comprende il suo dramma di donna e mamma, la sostiene, le infonde speranza e le dà la carica per affrontare il viaggio che la porterà a incontrare poi sul finale il marito.

Pulsante anche il personaggio di Filippo, un bambinone poco attrezzato culturalmente, giovane e ingenuo, che si lascia convincere inizialmente dall’avido e concreto zio Nino.

In una scena simbolo, Filippo sogna di espugnare il cuore di Mara e una notte la porta al largo con una barca che ha rubato. Lei si tuffa in acqua ma, un attimo dopo Filippo si accorge che in mare ci sono diversi immigrati che cercano di essere messi in salvo e provano a salire sulla sua barca.

In una sequenza dai contorni orrifici, con un remo Filippo li percuote e li allontana, sotto gli occhi esterrefatti di Mara.

Il regista romano s’affida spesso a dialoghi in siciliano, punta sui primi piani dei personaggi e regala pagine di grande cinema e ricche di pietas e, a fare da contrasto alle immagini dei migranti su un barcone che cercano soccorso, mostra quella di Nino che sul suo barcone, sulle note di Maracaibo, diletta i giovani turisti accorsi sull’isola.

Cuticchio e Finocchiaro sugli scudi. Suggestiva la colonna sonora di Franco Piersanti.

Candidato ai David di Donatello come miglior film, miglior regia e miglior attrice protagonista (Donatella Finocchiaro). Nastro d’argento a Franco Piersanti per la colonna sonora. Nomination Nastri d’argento miglior film, miglior attrice protagonista (Donatella Finocchiaro) e miglior attore non protagonista (Giuseppe Fiorello).

 

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