The Babe – La Leggenda (The Babe) di Arthur Hiller – USA – 1992 – Durata: 115’

27 Luglio 2022 | Di Ignazio Senatore
The Babe – La Leggenda (The Babe) di Arthur Hiller – USA – 1992 – Durata: 115’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Baltimora. Anni Venti. Il grassoccio George Herman “Babe” Ruth è una piccola peste ed il padre, non sapendo più come gestirlo, lo rinchiude in collegio. Mathias (James Cromwell), uno dei preti che gestisce il convitto, ha la passione per il baseball ed intuisce che il ragazzino è un campioncino. Dodici anni dopo Jack Dunn (J.C. Quinn), proprietario della squadra di baseball dei Baltimore Orioles, propone ai preti di adottarlo e lo fa esordire nella sua squadra che galleggia in fondo alla classifica. Ruth è un fenomeno ed è ingaggiato poi dai Red Sox di Boston, di proprietà di Harry Frazee (Peter Donat). I suoi “fuori campo” si susseguono uno dietro l’altro ed in un baleno diventa il beniamino del pubblico. Seppur timido ed impacciato, fa la corte alla dolce Trini Alvarado (Helen Woodford Ruth), cameriera di un ristorantino. Lei ama la campagna e gli animali e Babe la sposa e, come dono di nozze, le regala una fattoria. I lanci portentosi di Babe lo portano a giocare a New York con gli Yankees ma è travolto dai ritmi della città e festeggia ogni sera, fa le ore piccole e non disdegna le compagnie femminili. Trini non ama il clamore della vita mondana, lo pianta in asso e ritorna alla fattoria. Per cercare di risollevare il suo matrimonio, Babe adotta una bambina, ma non cambia stile di vita e Trini, stufa dei suoi atteggiamenti infantili, gli da il benservito. Babe va in crisi, continua a collezionare avventure di una notte e beve come una spugna. In campo è un disastro, I tifosi lo insultano e lo prendono in giro, e l’unica che gli sta accanto e si prende cura di lui è  Clare Ruth Hodgson (Kelly McGillis) un’attrice che lui sposa, non appena ottiene il divorzio. Babe non beve più, perde nove chili e ritorna il campione di un tempo. Ma ormai gli anni pesano ed i suoi “fuori campo” diventano una rarità. Pur di realizzare il sogno di diventare dirigente di una squadra, accetta il ruolo di giocatore e vice dirigente in una compagine che è in fondo alla classifica. Ma ormai è a fine carriera, lento e sovrappeso, ma  prima di appendere le scarpette al chiodo vuole togliersi un’ultima soddisfazione.

Hiller confeziona una pellicola che tocca il cuore dello spettatore e rende omaggio ad uno dei più grandi giocatori di baseball americani che, come recitano i titoli di coda, ha mantenuto il record del maggior numeri di “fuori campo” fino al ‘74, quando fu battuto da Hank Aron. John Goodman non riduce ad una macchietta il personaggio di Babe, ma gli dona quel giusto tocco di candore ed ingenuità. Generoso e buono come il pane, abbandonato dal padre ed orfano di madre, novello Babbo Natale, Babe, infatti, regala dollari e scarpe nuove ai bambini bisognosi, ai mendicanti e ad i suonatori che incontra per strada. Poco scaltro e per certi aspetti un po’ tonto, si lascia sfruttare dagli sponsor che approfittano della sua completa buona fede. Immaturo da un punto di vista affettivo, non riesce a legare con la tenera Trini e, come un bambinone (non a  caso il suo soprannome è Babe) si lascia travolgere dalle notti brave, trascinato da amici che, invece, di proteggerlo, gli minano sia il fisico che il cervello. Il regista, senza troppi fronzoli, lancia un duro attacco contro quei tifosi che esaltano il campione di turno quando compiono un’impresa, ma alla prima partita giocata male, lo insultano ferocemente e senza pietà. Hiller non risparmia, inoltre, delle aspre critiche al mondo del baseball popolato da dirigenti senza cuore ed irriconoscenti che utilizzano Babe, fin quando fa loro comodo, e poi, a fine carriera, lo buttano via, come uno straccio vecchio. Per arricchire la confezione, il regista mostra dei (finti) filmati di repertorio, in bianco e nero, che ripropongono le atmosfere degli anni Venti. Non mancano, infine, delle gustose critiche ai sistemi educativi del tempo ed il regista, in apertura, mostra Mathias, che, in nome della disciplina, frusta selvaggiamente il piccolo Babe, colpevole di essere, a suo dire, troppo indisciplinato.

Per un approfondimento sul tema “Cinema e sport” si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Quando il campione recita”, edito da Absolutely Free.

 

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