Ignazio Senatore intervista Tinto Brass

17 Gennaio 2014 | Di Ignazio Senatore
Ignazio Senatore intervista Tinto Brass
Ignazio Senatore Intervista...
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Brass: Per i surrealisti c’erano tre argomenti fondamentali della loro poetica che erano lo scandalo, la passione e l’eros. Quindi il tema della passione a cui hai dato il tema di questo incontro mi piace molto e mi è sempre stato molto caro…Cos’è per me la passione? E’ proprio la forza eversiva, devastante che ti dà la capacità di infrangere le barriere della tua identità, per cui tu sei condizionato dal ruolo che hai assunto o che ti sei dato o che il potere ti dà. Proprio per questo, in definitiva, la passione è un tema che è un po’ marginale rispetto alla cultura ufficiale per questo suo potere devastante ed eversivo. Al massimo accettano la passione quando viene sublimata nelle forme artistiche (pittura, poesia…), quando viene tradotta in termini politici o religiosi o lo si lega nei lacci di un contratto come quello matrimoniale…

Senatore: In un’intervista hai dichiarato che in questo tuo ultimo film (“Senso 45” – N.d. R): “La sensualità è al servizio del racconto e non il racconto al servizio del sesso”…

Brass: Mi sembrava che il pretesto del racconto di Boito, calato in un contesto di un’altra deriva storica (quello della fine del nazifascismo) era l’ideale per raccontare la deriva passionale di una donna così speciale. Senza nessuna nobile giustificazione, ma solo quell’animalesca, sensuale , carnale della passione amorosa. Sono abbastanza soddisfatto per com’è andato il film, non benissimo nelle sale in Italia, ma che è andato molto bene in cassetta e in DVD e all’estero, sopratutto in Giappone… 

Senatore: Il film è ricco di citazioni cinematografiche. Non a caso doveva intitolarsi “Angelo nero” ed era un chiaro riferimento alle dark ladies del cinema “noir” americano…In un’intervista Anna Galiena ha dichiarato: “Siccome Tinto si avvicina e si allontana con i suoi zoom, tu non sai mai, o quasi mai, quando sarai veramente in piano, primo piano o campo lungo. Devi riuscire a dosare anche la tua recitazione; per esempio, lui fa i primi piani da molto lontano anzicché da vicino, che è raro al cinema, anzi non avviene mai; quindi tu quando hai la macchina lontana, sei portato ad aumentare i toni, invece devi capire che devi abbassarli anche se la macchina è così distante….”Come è stato il tuo rapporto con lei sul set?

Brass: Il rapporto con la Galiena è stato molto professionale. Lei è un’attrice che usa il Metodo, quello della scuola americana per cui bisogna viverle le situazioni per poterle interpretare…A me piace il Metodo, ma a proposito voglio raccontare un episodio famoso di Laurence Olivier. Quando recitava con Dustin Hoffman ne “Il maratoneta” c’era la scena della tortura del dentista. Lo vide arrivare la mattina, tutto distrutto, emaciato, segnato, barba lunga…E Laurence gli disse: “Che hai fatto? Stai male?” E Dustin gli rispose: “Mi sono preparato per la scena…” E Olivier: ” Ma perchè non provi a recitare?” Ecco, io sono per questa scuola…

Senatore: A proposito di sguardi…potremmo dire che nel cinema d’autore lo sguardo dello spettatore non è “posizionato” come avviene, invece, nel cinema di “genere” è in qualche modo “orientato”… Nel cinema d’autore c’è una sorta di ” distanza di sicurezza” per lo spettatore…In “Senso 45” c’è una scena che ha fatto molto scalpore…Mi riferisco a quella scena che è un chiaro riferimento a “Roma città aperta” di Rossellini, di cui tu sei stato aiuto registe in passato…La sena è quella donna che viene ammazzata…Tu con la macchina da presa “indugi” e riprendi le sue cosce in primo piano…Tu, in questo caso, dirigi fortemente lo sguardo dello spettatore…E’ voluto?

Brass: Si. Io voglio essere lo sguardo dello spettatore. Mi è necessario. Io sono lo spettatore che guarda…Io sto in macchina da presa…Perchè non ci sono diaframmi tecnici tra me e il corpo di lei. Metto l’obiettivo dove voglio. Il mio sguardo è dove si deve rivolgere lo sguardo dello  spettatore…

Senatore: Posizionando così fortemente lo sguardo dello spettatore è come se tu escludessi “l’altrove”, il “non visibile”. Immaginiamo il Codice Hays del cinema americano, dove il bacio doveva avere una certa durata. I registi inventarono la dissolvenza e tu che eri in sala, immaginavi quello che era successo tra i due innamorati; che si sarebbero poi baciati, che sarebbero andati a letto…

Brass: E’ la sublimazione di cui ti parlavo prima…

Senatore: In un’intervista hai detto”Non ho mai sentito la necessità di andare in analisi forse perché ho avuto la possibilità di sfogarmi e di elaborare tante mie ossessioni attraverso il cinema”…Nei tuoi film inoltre molti personaggi finiscono in manicomio…Dal tuo primo film del 63 “chi si ferma è perduto” a “Il disco volante”, “L’urlo”, “Drop-out”, “La vacanza” e “Action”…In “Tra(sgr)dire” poi fai un riferimento a “L’interpretazione dei sogni” di Freud…

Brass: Anche l’eros ha a che fare con la psiche…Quello che mi interessa è tutto quello che è fuori dalla cornice…

Senatore: In un intervista hai dichiarato che: “Sono cresciuto con un sogno di libertà, poi all’indomani del 68 ci fu la delusione… Compresi che per cambiare le condizioni sociali bisognava cambiare gli individui…Citi poi Wilheim Reich e la reciprocità tra repressione sessuale e oppressione sociale…

Brass: In realtà feci un film di montaggio che si chiamava “Ca ira”, mettendo insieme pezzi, citazioni di cinequalità da tutto il mondo; dalla Russia all’Islanda, dalla Cina ai Boeri dove erano documentati i fatti rivoluzionari di ribellione che erano avvenuti dall’inizio del secolo in poi. Ma mettendo insieme i pezzi, tutti questi tentativi di ribellione per far nascere l’uomo nuovo, risultava che, alla fine, dopo un bagno di sangue, un potere si sostituiva ad un altro…Ma come cambia l’individuo? Facendo i conti con se stesso significava fare i conti con la sessualità…

Senatore: Hai detto: “Il mio concetto di sesso è articolato come sogno che si fa reale” Mi sembra che nei tuoi film ci sono delle ridondanze sia da un punto di vista stilistico (gli specchi, le luci al neon, le tonalità d’azzurro…) che da un punto di vista narrativo. C’è sempre un desiderio del possibile, le tue donne sempre disponibili e sempre alla ricerca del godimento sessuale…I tuoi film sono, alla luce di queste riflessioni “onirici” e non “realistici”…

Brass: Assolutamente si…Sono di derivazione surrealista e lo si vede nella cura maniacale estetica. Nei miei film non c’è le riproduzione fotomeccanica dell’atto sessuale; non è quello che mi interessa…L’orgasmo io ce l’ho non quando vedo un culo di una donna ma quando lo illumino, come lo mostro. I francesi in questo omaggio che mi hanno fatto mi hanno definito: “Il più erotomane dei cineasti ma anche il più cineasta degli erotomani”. Hanno capito che la mia ossessione erotica era mediata da una precisa cifra stilistica….

Senatore: Otto Preminger disse: “Che cosa suscita scandalo? Soltanto l’insolito, l’inatteso. Se non si sfidano le regole il mondo non va mai avanti.”  Jean Cocteau, invece: “Cos’è un poeta? Un uomo che cambia le regole del gioco”. Ti ritrovi in queste due definizioni?

Brass: Lo scandalo è un elemento di rottura. Per ciò ti citavo i surrealisti prima. Poi sai, sin dal primo film portavo in Italia il linguaggio della Nouvelle Vague, nel 63 che non era conosciuto portavo la lezione di Roland Barthes sullo strutturalismo, sul significante e sul significato… 

Senatore: Eppure i tuoi rapporti con la critica non sono stati mai ottimali…

Brass: La critica ha dei preconcetti. Quando hanno visto “Senso 45”, rispetto alla scena che citavi prima della donna ammazzata dai nazisti, più di un critico mi ha chiesto perché non avevo messo le mutande a quella donna…Ma io ce le ho messo le mutande a quella ragazza. Nel libro che hai con te (“Senso 45”- Gremese Editore) c’è la foto…Vedi ce le ha le mutande…Ma la vedevano senza mutande perché hanno dei preconcetti… 

Senatore: Wim Wenders ha dichiarato: “Mi sembra che le immagini mi interessano più delle storie. Oppure che le storie non sono altro che un pretesto per fare delle immagini”. A te interessano più le immagini o le storie?

Brass: Le immagini… 

Senatore: Trovi più gratificante lavorare con attrici affermate o con attrici sconosciute?

Brass: Sono due piaceri diversi. Con una grande attrice affermata come Silvana Mangano, Vanessa Redgrave, Stefania Sandrelli, Anna Galiena…c’è il piacere di dirigere qualcuno che dà un apporto ad un personaggio e ne accogli i suggerimenti. Con un “attricetta” giovane c’è il piacere di portare alla luce le potenzialità di una che non si è mai cimentata.

Napoli il 7 aprile 2003

L’intervista completa é pubblicata su “Il cineforum del dottor Freud” di Ignazio Senatore – Centro Scientifico Editore.

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