Totò, principe della risata e anche (e soprattutto) irresistibile seduttore

14 Novembre 2020 | Di Ignazio Senatore
Totò, principe della risata e anche (e soprattutto) irresistibile seduttore
Senatore giornalista
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“Totò era un simpatico fifone. Aveva comprato anche uno yacht, ma per paura che affondasse, lo seguiva con la sua Cadillac e ci saliva sopra solo quando era ormeggiato nel porto. Totò era anche un eccentrico e continuava a ripetere che, come Stanlio ed Ollio, non poteva lavorare prima di mezzogiorno perché, prima di quell’ora, non si può far ridere nessuno.”  A raccontare questo divertente aneddoto è Enrico Vanzina, figlio del grande Steno, che diresse il “principe della risata” in tanti film: “I due orfanelli”, “Totò al Giro d’Italia”, “Fifa e arena”, “Totò cerca casa”, “Totò e i re di Roma”,  “Tot Peppino e le fanatiche”, “Totò, Eva e il pennello proibito” e ne “I tartassati”.

Fu lo stesso Totò a raccontare come nacque la sua inconfondibile maschera: “Il mio corredo era composto di un solo abito per la scena che andava sempre più logorandosi, senza una sia pur remota possibilità di sostituzione. Ebbi, da qui, l’idea di creare  un “costume” che accentuasse la mia reale situazione vestiaria. Una logora bombetta, un tight troppo largo, una camicia lisa con il colletto basso, una stringa di scarpa per cravatta, un paio di pantaloni a “saltafossi”, comuni scarpe nere basse, un paio di calze colorate.”

Nonostante la sua faccia asimmetrica, per colpa di un pugno che gli deviò il setto nasale, pochi sanno che Totò era un vero e proprio “tombeur de femmes”. Si narra, infatti, che nei suoi camerini non mancasse mai un divanetto, Totò era talmente amato dalle donne che una soubrette, Liliana Castagnola, si suicidò nel 1930 per lui. Dopo aver ingerito del Veronal, un barbiturico, gli lasciò il biglietto: ”Grazie per il sorriso che hai saputo dare alla mia vita grigia e disgraziata. Non guarderò più nessuno. Te lo avevo giurato e mantengo”. La figlia, che Totò ebbe nel 1933 dalla sedicenne Diana Bandini Lucchesini Rogliani, sua moglie dal 35 al 39, fu chiamata, in ricordo di quella sciagura, Liliana. Ma il matrimonio con la Rogliani naufragò ben presto per le scappatelle di Totò. Singolare anche la sua reazione quando seppe che la figlia Liliana volle sposare il figlio del regista Bragaglia, Per protesta, Totò non andò al suo matrimonio ed andò così in crisi, che si ritirò in un convento. Preoccupato per il voto di castità a cui doveva tener fede, chiese ad un frate se, almeno a Pasqua e a Natale poteva concedersi un’avventura. Avendo compreso che non era fatto per vivere in astinenza, se ne andò. Le sue avventure amorose ebbero poi fine quando incontrò Franca Faldini con la quale, per placare i commenti dei soliti bigotti, che la consideravano una “peccatrice, finse di essersi sposato all’estero. Ma più che per la sua turbolenta vita sentimentale, Totò verrà ricordato per la travolgente carica di comicità. “Nel film Totò, Peppino e la malafemmina” dovettero rifare la scena della lettera due volte perché, verso la fine del primo ciak, perfetto, uno dei macchinisti scoppiò a ridere, facendo cadere una luce. Peppino e Totò erano furibondi, e il poveretto venne licenziato. Non era giusto. Tutti noi poveri mortali ci rifiutammo di proseguire le riprese se la produzione non avesse reintegrato l’operaio: rischiammo, ma ci andò bene, fu riassunto dopo pochi giorni.”  A raccontare questo aneddoto fu Teddy Reno, che nel film cantò l’immortale “Malafemmina”, scritta proprio da Totò. Oltre che per la sua nota generosità, Totò va ricordato per l’immensa modestia. Lui stesso, infatti, al termine della carriera affermò: “Artista? Macché artista: venditore di chiacchiere. Un falegname vale più di noi artisti: almeno fabbrica un tavolino che rimane nei secoli. Ma noi che facciamo? Quanto duriamo? Al massimo, se abbiamo molto successo, una generazione. Se chiedo al mio nipotino chi era Petrolini, chi era Zacconi, risponde: “Boh!” Lo scritto rimane, il quadro rimane, il lavandino rimane ma di ciò che facciamo non rimane un bel nulla.”

Articolo pubblicato su Sabato (non solo sport) 14.11.2020

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