Antoine Rivière (Daniel Auteil), psicoanalista quarantenne di successo, autore del volume Quel che Freud ha dimenticato di dirci, separato dalla moglie Florence (Michèle Laroque), anch’essa analista, è il padre di uno splendido bambino.
Il dottore, tutto casa e studio, ha in cura diversi pazienti; Isabelle (Annie Parillaud), una donna affascinante, in preda a forti crisi d’identità, Sebastiane, un uomo perennemente in ritardo e sofferente di un grave stato depressivo, e Edouard Berg (Patrick Timsit), uno strano tipo, grande e grosso, con la testa rapata e gli occhialini dorati che, nel corso della prima seduta, dopo avergli confessato di aver ammazzato la moglie, gli chiede:
“Che fa uno psicoanalista quando un suo paziente gli confessa un crimine? Rispetta il segreto della confessione, avverte la polizia o deve trovare una soluzione in piena regola?”
Nonostante il paziente gli fornisca delle prove della propria colpevolezza (“E’ scritto tutto nel “Parisienne” del 14 dicembre. Faccia un salto in archivio…”) Antoine, reputandolo un mitomane, lascia cadere nel vuoto le minuziose e macabre descrizioni che Berg gli fornisce.
Nel corso delle successive sedute, l’enigmatico Edouard, avendo compreso che Antoine non ritiene credibili le sue confessioni, lo attacca, duramente.
Nel frattempo, un amico poliziotto informa Antoine che Sebastiane era morto in circostanze oscure e Florence gli racconta che il cane del figlio è stato investito misteriosamente da un’auto.
Antoine, svuotato dentro, incapace di entrare in contatto con le proprie emozioni, dopo aver sospettato che in queste vicende ci sia lo zampino di Berg, lo liquida su due piedi e gli comunica che non vuole più essere il suo analista.
Come recita il titolo (in originale) allora il paziente “passa all’atto” e, dopo un drammatico…
Girod (Tre simpatiche carogne, La banchiera, Discesa all’inferno…) impagina un thriller elegante nella costruzione, sostenuto da dialoghi ben calibrati.
La vicenda è tutta incentrata sulla partita a scacchi tra l’inquietante e misterioso Berg ed Antoine, un analista spaesato, distante emotivamente dai pazienti che ha in cura e alla continua ricerca di se stesso.
Per tutto il film non è spinto come psicoanalista ad indagare sulle motivazioni psicologiche che spingono Berg a confessare il delitto di cui (forse) si è macchiato, né tantomeno è interessato a vestire i panni del detective.
Tratto dal romanzo Neutralité malveillante di Jean-Pierre Gattegno. Dallo stesso volume nel 2001, Jean Jacques Beinex ha tratto il magnetico e tormentato Mortel transfert.
Per un approfondimento sul tema con schede film e commento critiche si rimanda alla lettura di “Cinema mon amour I 100 film francesi da amare” di Ignazio Senatore – Classi Editore – 2024
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