In compagnia di Marie (Amira Casar) e dell’interprete Luminista (Alexandra Beaujard), Zingarina (Asia Argento), in attesa di un figlio, attraversa la Transilvania alla ricerca di Milan Agustin (Marco Castoldi), un musicista, conosciuto a Parigi, che l’ha abbandonata senza darle nessuna spiegazione. Dopo aver girato di paese in paese, incontrato zingari, musicisti e assistito ad alcune feste di piazza, Marie incontra finalmente Milan in un locale, che le confessa di non amarla e, in maniera dura e violenta, le urla di non cercarlo più e di starle lontano. Maria, disperata, inizia a girovagare senza meta e, durante le peregrinazioni, incontra Tchangalo (Birol Ünel), un ricettatore di oggetti in oro e in argento, affettuoso e paterno. I due attraversano la regione innevata e, dopo aver dato un passaggio in auto a un vecchietto e mangiato all’aperto, si divertono a mimare un incontro di boxe. Marie, vestita come una zingara, è più serena, canta “Bandiera rossa“ e una canzone di lotta tedesca e dorme con Tchangalo in auto perché lui odia gli alberghi. Un paio di brutti ceffi picchiano Tchangalo per una questione di soldi e Marie lo medica amorevolmente. Ma lei ha le doglie e, per fortuna, in quella valle desolata, alcune donne l’aiutano a partorire in auto. Marie mette al mondo un bel neonato ma, dopo qualche mattina va via con un gruppo di zingari. Tchangalo la ritrova qualche giorno dopo e dorme con lei nel letto affianco al neonato.
Il regista francese, di origini algerine, dirige un on the road lontano mille miglia dagli stilemi classici. Teatro del viaggio dei due protagonisti sono, infatti, delle lande desolate e, lungo le loro scorribande, incrociano solo contadini e povere massaie. Argento si cala perfettamente nei panni della protagonista, una donna alla disperata ricerca di se stessa e di qualcuno che le scaldi un po’ il cuore. Il regista lascia gran parte dei dialoghi nella lingua degli zingari ma, più che la storia, a ben vedere, forse, la vera protagonista della pellicola è l’ammaliante colonna sonora, in perfetto stile zingaresco che dona un tocco di energia e vitalità alla narrazione. Il musicista Morgan è Milan e nei crediti compare con il suo vero nome e cognome.
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