In Travolti dalla cicogna, Barbara (Louise Borgouigne), studentessa in filosofia, in odore di laurea, s’innamora di Nicolaj (Pio Marmai), uno scanzonato e simpatico giovanotto che lavora in un negozio di noleggio di DVD. I due si frequentano, si amano e Barbara rimane incinta. La gravidanza procede a vele spiegate ma, Barbara inizia ad interrogarsi, sempre più di continuo, sulle proprie capacità materne ed iniziano ad infiltrarsi in lei dubbi ed incertezze di ogni tipo: “Non sono sicura di avere istinto materno. I bambini non mi hanno mai interessato e li trovo fastidiosi.” Dopo aver seguito qualche incontro di preparazione al parto, Barbara interrompe bruscamente il corso ma affronterà il parto “serenamente”, (con l’immancabile taglio del cordone ombelicale mostrato dal regista in diretta). Nel corso del film la giovane protagonista, sempre più inquieta, si troverà alle prese con i problemi legati all’allattamento e con il passar del tempo, sfinita dai continui pianti della figlioletta, insonne, sempre più frustrata e delusa, finirà per lasciare il marito e ritornare a casa dalla madre. Nell’happy-end ritroverà se stessa e si riapproprierà della maternità.
In questa commedia romantica a tutto tondo, Bezancon adatta, con garbo, il romanzo Lieto evento di Eliette Abécassis e, senza svolazzi ed esercizi di stile, affronta, con sottile ed elegante ironia, il complesso tema della maternità e sottolinea come la nascita di un bebè, scombussoli letteralmente una giovane e non ancora collaudata coppia. Senza scivolare nello scontato e nel banale, il regista evidenzia quanto sia faticoso per una donna diventare madre, mostra, con garbo, tutti i disagi a cui una donna va incontro nel corso della gravidanza e, nella seconda parte, sottolinea le inevitabili incomprensioni nel crescere un bebè. Il pregio della pellicola risiede nella capacità del regista di sottolineare, con tocco leggero, i tormenti della simpatica, ma nevrotica protagonista che, come il titolo recita, è letteralmente travolta dalla gravidanza. In una scena clou Tommy, un suo amico, le chiede: “Non ti senti strana? Perché io al pensiero di avere una cosa simile che mi cresce nella pancia, impazzirei.” Barbara, tra sé e sé, risponderà: “E’ vero, avevo paura. Mi sentivo come posseduta. Ero abitata da un altro, un alieno, uno sconosciuto che modificava il mio corpo e lo controllava, un essere che aveva i suoi gusti, i suoi desideri e mi comandava dall’interno. Era lui che mi svegliava ogni mattina, lui che mi faceva dimenticare i miei precetti vegetariani, lui che mi dava la voglia di ridere o di piangere senza ragione, lui che giocava con le lancette del mio orologio interno, era marmotta di giorno e pipistrello di notte. A partire dal quarto mese sono come sbocciata; non pensavo che a fare l’amore, i miei sensi erano impazziti, avevo gli ormoni a mille, come se avessi raggiunto il massimo della mia femminilità.”
Per un approfondimento sul tema si rimanda la volume di Ignazio Senatore “Fermi tutti sono incinta Cinema e gravidanza” – Falsopiano Edizioni – 2016
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