Tutte le manie di Bob (What about a Bob?) di Frank Oz – USA – 1991 – Durata 100’

6 Settembre 2020 | Di Ignazio Senatore
Tutte le manie di Bob (What about a Bob?) di Frank Oz – USA – 1991 – Durata 100’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Bob Wiley (Bill Murray) è un grave paziente patofobico, sommerso da  attacchi di panico ed ossessionato dalla paura del contagio e dalle infezioni. Il suo terapeuta lo scarica e lo affida al dottor Leo Marvin (Richard Dreyfuss) uno psichiatra di fama che, dopo avergli regalato qualche perla di saggezza, gli suggerisce la lettura di Passi di bimbo il suo ultimo best- seller. Leo parte per il lago Winnipesaukee nel New Hampshire con la moglie Fay (Julie Hagerty) suo figlio Sigmund (Charlie Korsmo) e sua figlia Anna (Kathryn Erbe) ma Bob non tollera le separazioni e lo raggiunge in quella  sorta di paradiso terrestre. In breve tempo familiarizza con la famiglia del dottore, cena con loro e dorme nella stessa stanza di Sigmund. Inutilmente lo psichiatra prova a sbarazzarsi di lui, a  ricoverarlo in una clinica psichiatrica ed, esasperato, medita perfino di eliminarlo. L’inseparabile Bob compare al suo fianco nel programma televisivo “Buon giorno America” calamitando la simpatia dell’intervistatrice e mettendolo in cattiva luce, fa saltare in aria, accidentalmente, la villetta di Leo che crolla psicologicamente. Ridotto in uno stato catatonico, lo psichiatra assiste, impotente, al matrimonio di Bob con sua sorella Lily. Il film si chiude con dei titoli di coda che recitano: “Bob tornò a scuola e divenne uno psicologo. Scrisse un libro che divenne un best-seller” La terapia della morte” Leo gli fece causa per i diritti”.

Commedia divertente, dotata di buon ritmo che ruota intorno a Bob, una persona divorata da mille ansie ed ossessioni che, nonostante i propri dubbi ed incertezze è una persona semplice, pulita, capace di portare una ventata di vitalità e di allegria in casa Marvin. Con il  suo modo candido e disarmante di rapportarsi con il prossimo, con quella sua aria innocente e smarrita dà fiducia all’insicura Anna ed al complessato e melanconico Sigmund. Sin dalle prime battute il regista fa spudoratamente il tifo per il nevrotico e multifobico Bob a cui contrappone il rigido, freddo e compassato dottore, descritto come un padre rigido, troppo spocchioso e pieno di sé, ed incapace di relazionarsi con i suoi due figli (a cui ha dato non a caso i nomi di Sigmund e di Anna). Il film è ricco di gag, di battute e di situazioni paradossali ma sul finale Oz si lascia prendere un po’ troppo la mano e l’esuberanza di Bob diventa  eccessiva e lo scivolamento nella follia di Marvin troppo caricata. Da antologia la descrizione che Bob fa al dottor Marvin dei sintomi che lo attanagliano: Da un racconto di Alvin Sargent e Laura Ziskin.

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