Un angelo alla mia tavola (An angle at my table) di Jane Campion – Nuova Zelanda – 1990 – Durata 159’

25 Settembre 2020 | Di Ignazio Senatore
Un angelo alla mia tavola (An angle at my table) di Jane Campion – Nuova Zelanda – 1990 – Durata 159’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Jane Frane (Alexia  Keogh) una bambina paffutella, lentigginosa e dai capelli rossi, vive con la madre (Iris Churn) il padre (Kevin J.  Wilson) ed i suoi numerosi fratelli e sorelle in una modesta abitazione di un piccolo paese della Nuova Zelandia. Timida ed introversa non riesce a socializzare con i compagni di classe ed è vessata da una maestra severa ed implacabile. Appassionata di letteratura, Jane trascorre gran parte del tempo a scrivere versi. Divenuta adulta, Jane (Kerry  Fox) prova a conseguire il diploma di maestra ma nel corso dell’esame si blocca e fugge via. Dopo un tentato suicidio, etichettata come schizofrenica, è  ricoverata in manicomio dove vi resta otto anni. I medici vogliono lobotomizzarla ma lei ottiene l’Hubert Church, un prestigioso premio letterario ed è dimessa. Grazie ad una borsa per l’estero vola prima a Londra dove s’innamora di Patrick (David Letch) e poi ad Ibiza dove incontra Bernard, un giovane poeta americano. Senza un soldo, si ricovera volontariamente in manicomio dove è presa in cura dal dottor Cawley (Gerald Bryan).che le suggerisce di  ritornare in patria. Divenuta famosa è intervistata da un giornalista di una piccola testata locale.

Film di gran lunga sopravvalutato che risente dell’usura del tempo. Grazie ad uno smodato uso della voce fuoricampo la regista lascia che la protagonista declami a piè sospinto i versi che compone e questo espediente stilistico finisce per rendere ancora più lenta e monotona la pellicola. Più che una schizofrenia, sommersa da deliri ed allucinazioni, la tormentata protagonista è descritta come una persona rallentata, anaffettiva e persa nel mondo della propria immaginazione. Non convince la leggerezza con la quale Jane è ricoverata in manicomio, né tantomeno il disinvolto atteggiamento del dottor Cawley che, mentre sorseggia del thè, le rivela che i suoi colleghi avevano sbagliato nell’etichettarla come schizofrenica. I bellissimi paesaggi e gli infiniti spazi verdi fanno da contro-altare al classico manicomio lugubre e spettrale. Campion infarcisce la vicenda dei lutti e delle tragedie che colpiscono la sfortunata famiglia Frane; la sorella gemella di Jane morta alla nascita, sua sorella Myrtle annegata e suo fratello Bruddie affetto da epilessia. Basato sui romanzi To the is land, An angel at my table, The envoy from mirror city di Janet Frame. Leone d’argento al Festival del cinema di Venezia.

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