Uomini e topi (Of mice and men) di Gary Sinise – USA – 1992 – Durata 111’

15 Maggio 2021 | Di Ignazio Senatore
Uomini e topi (Of mice and men) di Gary Sinise – USA – 1992 – Durata 111’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
0

George (Gary Sinise) ed ilp cugino Lenny (John Malkovich) un gigante affetto da ritardo mentale si recano in una fattoria di una regione meridionale dell’America per lavorare come braccianti agricoli. Lenny è di poche parole ma ha il cervello come un bambino, un vocabolario non molto articolato, un eloquio rallentato e non è consapevole della forza che il proprio corpo sprigiona. Nella fattoria Carly (Casey Siemaszko) un uomo violento e rissoso, con un passato di boxeur alle spalle, fa il bello ed il cattivo tempo ed è sposato con la bella, inquieta ed insoddisfatta mogliettina (Sherilyn Fenn). George tiene Lenny costantemente d’occhio e gli impone di stare alla larga dalla moglie di Carly. Una sera Carly, accecato dalla gelosia, entra nelle baracche dove alloggiano i braccianti e, con una scusa banale, salta addosso a Lenny che, dopo aver incassato un paio di diretti in piena faccia, gli stringe la mano in una morsa così rigida che gliela frantuma. Qualche giorno dopo, mentre i braccianti stanno giocando all’aria aperta, la moglie di Carly raggiunge Lenny nel fienile e con una modalità seduttiva gli chiede di accarezzarle i capelli; Lenny l’asseconda ma lei, spaventata, prova ad urlare; per evitare l’accorrere degli altri braccianti, Lenny le stringe il collo e la soffoca involontariamente. Carly scopre il misfatto ed ordina ai suoi di dare la caccia a Lenny, di linciarlo prima e di ucciderlo poi. George lo raggiunge prima di loro e gli spara un colpo alla testa.

Sinise dirige un road- movie calligrafico e senz’anima e traspone per la terza volta sullo schermo l’omonimo romanzo di John Steinbeck. La vicenda, ambientata dopo la Grande Depressione, ruota intorno a Lenny, un uomo dalla forza erculea, ingenuo e candido come un bambino, incapace di intavolare una discussione e che piange a dirotto per la morte del cagnolino, suo inseparabile compagno di giochi. Il regista inonda la pellicola di un caldo torrido e, sin dall’ingresso in scena della moglie di Carly, lascia intuire l’evolversi della tragedia.  Con poche pennellate Sinise mette in scena dei personaggi soli e disperati, accomunati tutti dallo stesso infelice destino; un bracciante nero, vittima del razzismo strisciante, costretto a vivere isolato in una baracca senza poter rivolgere la parola a qualcuno; la moglie di Carly, dopo aver rinunciato alla carriera di attrice, deve stare alla larga dai braccianti per non scatenare la folle gelosia del marito. L’unica figura positiva è quella di George che cerca in tutti i modi di proteggere Lenny ma  fallisce nel suo intento. Pessimo il doppiaggio e troppo caricata la recitazione di Malkovich.

 

Comments are closed.

Questo sito utilizza strumenti di raccolta dei dati, come i Cookie. Questo sito utilizza Cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi