Dopo aver provato a lavorare come mercante d’arte, Vincent van Gogh (Tim Roth), in rotta con il severo genitore, scopre dentro di sé la passione per la pittura.
Restio a seguire i corsi in accademia, frequenta di tanto in tanto l’atelier di Mauve (Peter Tuinman), un pittore che lo prende sotto la sua ala protettiva. Theo, il fratello di Vincent, lavora in una galleria d’arte, lo aiuta economicamente e gli permette così di comprare tele e colori.
Vincent conosce Sien (Jip Wijngaarden), una prostituta madre di due bambini e l’ospita a casa sua. Inizia a dipingere i contadini del luogo, ma il suo stile sempre più personale, è giudicato troppo realistico e Vincent non riesce a vendere un quadro.
Deluso ed in cerca di un maggior contatto con la natura, si trasferisce ad Arles, in Provenza, dove è raggiunto da Paul Gaugin (Wladimir Yordanoff), con il quale aveva stretto amicizia a Parigi.
Vincent frequenta l’unica locanda del paese, popolata da ubriaconi e prostitute, ma inizia ad avere dei comportamenti sempre più insoliti e bizzarri.
Anche la convivenza con Gaugin è funestata da litigi e incomprensioni e la mente di Vincent vacilla sempre più, fino al punto da tagliarsi un orecchio che consegna a Rachel (Florence Muller), la prostituta che frequentava da un po’.
Ricoverato in manicomio, quando è dimesso è preso in cura dal dottor Gachet (Jean-Pierre Cassel) e…
Con questo film, realizzato per la TV, dalla lunghezza sfiancante, Robert Altman (MASH, I compari, Images, Il lungo addio, Nashville, America oggi, Il dottor T e le donne….) concentra la sua attenzione sugli ultimi dieci anni della vita travagliata del grande pittore olandese.
Lo stile adottato è quello classico con alcune scene madri che rievocano, puntigliosamente, alcuni dei momenti più noti della vita di van Gogh.
Non può mancare, infatti, una sequenza che mostra Vincent mentre è intento a dipingere in un campo di girasoli o quando si taglia un orecchio ed è ricoverato in manicomio.
Altman non vuole né scandalizzare, né fornire delle rivelazioni inedite sulla vita del pittore ma lascia chiaramente intendere che Vincent non si sia suicidato, ma sia morto a seguito di alcuni proiettili sparati da uno sconosciuto che lo hanno colpito mentre stava dipingendo in un campo di grano.
Ma forse, come recita il titolo, il pregio maggiore del film sia quello di aver messo al centro della narrazione il conflittuale, ambivalente, ma affettuoso, rapporto tra Vincent e Theo.
Quest’ultimo è descritto come un uomo infelice, affetto da sifilide, frustrato da un punto di vista lavorativo (è costretto, per venderli, a dover elogiare dei quadri modesti che detesta).
Altman mostra gran parte della produzione pittorica di van Gogh e chiude amaramente la vicenda con Theo rinchiuso anche lui in manicomio.
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