Ignazio Senatore intervista Renato Carpentieri

13 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
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In principio c’erano “1860” di Alessandro Blasetti, “Bronte, cronaca di un massacro” di Florestano Vancini, “Quanto è bellu lu murire accisu” di  Ennio Lorenzini, “San Michele aveva un gallo” ed “Allosanfan” di Paolo e Vittorio Taviani.  A rimpolpare l’esigua pattuglia di pellicole italiane sul Risorgimento, l’attesissimo film “Noi credevamo”, diretto da Mario Martone, talentuoso regista napoletano, e tratto dal vivido ed appassionante romanzo di Lucia Lopresti, in arte Anna Banti, edito nel 1967. La vicenda si snoda a partire dai moti insurrezionali del Cilento del 1928 che videro nobili, plebei e monarco-costituzionalisti ribellarsi ai Borboni ed poi essere rinchiusi in carcere. 

Il film si articola in quattro episodi ed è interpretato da Toni Servillo nei panni di Giuseppe Mazzini, Luca Zingaretti in quelli di Francesco Crispi, Luigi Lo Cascio, Anna Bonaiuto, Andrea Renzi, Francesca Inaudi, Valerio Binasco e Luca Barbareschi. A completare il cast d’eccezione; Renato Carpentieri, co-protagonista del secondo episodio, che, con un pizzico d’ironia, ci racconta la sua esperienza sul set:

“Vesto i panni di Carlo Poerio, un patriota che fu ministro dei Borboni e si batteva perla Costituzione e nel film é rinchiuso in cella con  Luigi Lo Cascio, un repubblicano insurrezionalista e con Edoardo Winspeare. Con Mario avevo già recitato in “Morte di un matematico napoletano” ed in “Teatro di guerra” e, come in passato, con lui sul set mi sono trovato benissimo. Con noi attori ha fatto due cose; non solo ascoltava i nostri commenti, accettava qualche improvvisazione e ci concedeva una certa libertà ma ci ha messo nelle ideali condizioni fisiche per interpretare i nostri ruoli di carcerati; infatti, per farci vivere quella condizione disagiata, ci ha messo le catene di ferro ai piedi e fatto recitare in due celle vere.”

Carpentieri non vuole sbilanciarsi sui risvolti della trama, che ruota intorno alle speranze deluse dei tre giovani protagonisti, ma assicura che il film è dotato di una accecante potenza visiva. Dopo aver confidato che le scene ambientate nel carcere sono state girate nel Castello di Bovino, in provincia di Foggia, rivela altre piccole curiosità.

“Con Lo Cascio avevo già recitato ne “Il dolce e l’amaro”, pellicola diretta da Andrea Porporati. Con lui ho avuto un rapporto felice anche perché Luigi è una persona molto tranquilla che non si da arie. Edoardo Winspeare è un regista che ha accettato volentieri l’invito di Mario di recitare e lo ha poi ringraziato per avergli permesso di viversi la prima esperienza d’attore.” …

Stralcio dall’articolo pubblicato su Il Corriere del Mezzogiorno – 28-01-2010

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