Aiuto! (Help!) di Richard Lester – GB – 1965 – Durata 92’

16 Aprile 2022 | Di Ignazio Senatore
Aiuto! (Help!) di Richard Lester – GB – 1965 – Durata 92’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Chang (Leo McKern), gran sacerdote di una setta orientale, e la sua fida collaboratrice Ahme (Eleonora Bron), devota alla dea Kali, stanno officiando il rito che prevede un sacrificio umano. Quando scoprono che alla vittima manca l’anello sacrificale, interrompono la cerimonia.

Ma il prezioso rubino è al dito da Ringo Star, il batterista dei Beatles, ed allora Chang ed Ahme si mettono sulle tracce dei quattro “scarafaggi” e, con mille espedienti, provano (invano) ad impossessarsi dell’anello sacro. John, Paul e George intuiscono che Ringo è in pericolo e lo convincono a liberarsi dell’anello che, come vittima di un sortilegio, non si sfila dal dito.

Ricorrono, quindi, ad un gioielliere che fallisce nell’impresa e si rivolgono poi a Foot (Victor Spinetti), uno scienziato pazzo che, dopo aver utilizzato, senza successo, dei sofisticati congegni, si convince che, se entrerà in possesso del rubino, diventerà il padrone del mondo.

Inseguiti da Chang, Ahme e da Foot, dopo essersi rivolti all’esercito, i quattro Beatles si rifugiano nella residenza della regina a Buckingham Palace ed, infine, per mettersi in salvo, volano alla Bahamas. Lì, per caso, ed in un baleno, il prezioso anello…

 

Richard Lester (Petulia, Robin e Marian, Superman II, Il treno più pazzo del mondo…), dopo il successo di “Tutti per uno” (A hard day’s night), girato l’anno precedente per lanciare l’album dei Beatles, dirige nuovamente i quattro “capelloni” di Liverpool ed impagina una pellicola divertente, sospesa tra il fantasy, il comico ed il demenziale.

Lester strizza l’occhio al Free cinema inglese ed impagina una trama che si sposa, in qualche modo, con il brano che dà il nome al film, e mostra, infatti, i quattro protagonisti che, per tutta la vicenda, sono costretti a fuggire ed a mettersi in salvo per depistare i loro folli inseguitori.

Il regista statunitense spiazza tutti, ed invece di puntare sul belloccio Paul, sull’affascinante di John o sul misterioso George, mette al centro della vicenda Ringo, forse il più duttile da un punto di vista espressivo e simpatico dei quattro. Le scene che lo mostrano impossibilitato a liberarsi o a distruggere il prezioso anello, infatti, estremizzate sono  esilaranti.

La trama regge per il primo tempo, ma poi diventa ripetitiva e finisce per diventare solo un pretesto per ascoltare i mitici brani dei “Fabolous Four” che cantano in dei siparietti avulsi dalla vicenda. 

Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Cantanti, musicisti e rock band”, edito da Arcana.

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