BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI di Ettore Scola – Italia – 1976

31 Dicembre 2016 | Di Ignazio Senatore

Giacinto Mazzatella (Nino Manfredi), anziano emigrato pugliese, vive in una misera baracca alla periferia di Roma con la moglie Matilde (Linda Moretti) i numerosi figli, qualche cognato e l’anziana madre, inchiodata su una sedia a  rotelle. Orbo da un occhio, violento, vendicativo ed autoritario, ha una sola preoccupazione; nascondere i soldi per il timore che i figli possano derubarlo. Arrogante, insensibile ed anaffettivo picchia frequentemente la moglie e non lesina di insidiare una cognata che aveva in precedenza ceduto alle avance di un cognato. Un giorno s’imbatte in Iside (Maria Luisa Santella), una barbona che incontra per caso e, divenuto il suo amante, la porta a casa, imponendola alla moglie ed ai figli. La moglie, per il timore ch il marito spenda i risparmi con l’amante, con la scusa di voler tutelare il proprio onore, propone ai figli di avvelenarlo con un pesticida. Giacinto si salva e per ripicca, incendia la baracca. Un finale melanconico e senza speranza chiude la vicenda.

Scola dirige un film grottesco, eccedente e volutamente disturbante, che squarciò al tempo il panorama cinematografico nazionale. Il suo sguardo sul sottoproletariato romano, incolto, miserabile e straccione, è spietato, impietoso e senz’appello. I diversi protagonisti della vicenda, (“brutti, sporchi e cattivi”, come recita il titolo del film) evocano nello spettatore solo sentimenti sgradevoli e respingenti e sono descritti come degli emarginati privi dei più elementari principi morali che si muovono sullo schermo mossi soltanto da un istintuale e primitivo principio di piacere. L’unico personaggio in grado di provare un pizzico d’umanità è la giunonica Iside che, pur di garantirsi un tetto, accetta, senza protestare, di essere al centro delle attenzioni erotiche dei maschi che popolano la baracca. Non mancano le scene crude (Giacinto che si procura il vomito dopo essere stato avvelenato, Matilde che svela ai figli l’intenzione di voler uccidere il marito mentre con un coltellaccio taglia le interiora di un animale) caricate ancor più da un dialetto che mescola idiomi pugliesi, ciociari e romaneschi. Manfredi, imbruttito ed invecchiato, giganteggia.

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