Conta su di me (You can cant on me) di Kenneth Lonergan – USA – 2000 – Durata 111’

15 Febbraio 2020 | Di Ignazio Senatore
Conta su di me (You can cant on me) di Kenneth Lonergan – USA – 2000 – Durata 111’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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I genitori muoiono in un incidente automobilistico e Samantha e Terry Prescott, rimasti orfani da bambini, crescono a Scottville, una cittadina dello stato di New York. Passano gli anni e le loro strade si dividono; Samantha (Laura Lynney) lavora in banca, ha un matrimonio fallimentare alle spalle ed è la madre del tenero ed affettuoso Rudy (Rory Culkin), un bambino di otto anni, a cui ha celato la vera identità del padre, un uomo violento e rissoso.

Terry (Mark Ruffalo), dopo aver trascorso tre mesi in galera a seguito di una rissa in un bar in Florida, è alla ricerca di se stesso e, completamente in bolletta, decide di fare un salto dalla sorella. Samantha tocca il cielo con  un dito perché spera che la sua presenza possa rigenerarla ed aiutarla a riempire il vuoto che la divora. Terry la gela però, confessandole di essere andata da lei solo per poter raggranellare un po’ di quattrini ma poi, complice il tentato suicidio di Sheila, la sua fidanzata, decide, allora, di fermarsi un po’a Scottville. Samantha, sempre più incerta e confusa, dà un taglio alla sbiadita relazione che ha in piedi con Bob (Jon Tenney) e, dopo essere entrata in perenne rotta di collisione con Brian (Matthew Broderick), il suo nuovo ed ossessivo direttore, diventa la sua amante. Terry intuisce che Samantha, insicura ed iperprotettiva, ha cresciuto il figlio nella bambagia, lasciando che in tutti quegli anni idealizzasse il padre. Per aiutarlo a guardare in faccia la realtà e fargli scoprire che il suo eroe altri non è che un bullo da strapazzo emarginato (che vive in una roulotte fuori città), lo accompagna da lui. L’uomo, invece, di accoglierli con gentilezza, li caccia via; Terry, accusato di aggressione ai suoi danni, è fermato dalla polizia. Delusa e frastornata, Samantha litiga con Terry e lo caccia di casa. Un finale venato da un pizzico di ottimismo chiude la vicenda.

Lonergan ambienta la vicenda in una classica cittadina di provincia americana e questa sua scelta finisce per rendere ancora più intima ed accorata l’atmosfera che si respira nel film. Sin dalle prime battute il regista contrappone la pratica e concreta Samantha al più fragile, disperso e ribelle Terry. Man mano che la narrazione procede s’intuisce che, dietro la facciata di apparente sicurezza, Terry ha nascosto a se stessa dubbi ed incertezze e seppellito, sotto la cenere, le sue vere emozioni.

Apprensiva, nevrotica, asfissiante, ha educato il figlio in maniera rigida e fin troppo controllata; Terry, è, invece, il suo opposto; selvatico, guascone ed impulsivo fa subito breccia nel cuore di Rudy e lo aiuta a demitizzare la figura paterna, descritto dal regista con dei toni forse troppo eccessivi e caricati. Lonergan stempera di tanto in tanto l’atmosfera con alcune scene divertenti; su tutte la partita a biliardo di Terry e Rudy con degli avventori di un locale e le infantili scappatelle di Samantha con lo scoppiato Brian. Cameo del regista. Prodotto da Martin Scorsese. Due candidature all’Oscar.

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