Copycat di Jon Amiel – USA – 1995

22 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Copycat di Jon Amiel – USA – 1995
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Il detective Rueben Goetz (Dermont Mulroney) e Mary Jane Monahan (Holly Hunter) cercano di incastrare Daryll Lee Cullum (Harry Connick Jr) un sanguinario serial-killer che uccide le vittime seguendo le orme di famosi criminali seriali del passato, contrabbando i suoi delitti come una nuova forma d’arte. Le indagini sono ad un vicolo cieco ed i due detective si rivolgono ad Helen Hudson (Sigourney Weaver) un’esperta psicologa criminale, che dopo essere stata assalita da un pericoloso serial killer, ha sviluppato una grave forma di agorafobia che non le permette di uscire più dal suo lussuoso appartamento di San Francisco e la costringe a comunicare con il mondo esterno tramite un computer. Il serial killer allunga sempre più la scia di sangue ed il suo piano prevede di colpire nuovamente Helen. Riuscirà a portare a termine il suo piano criminale?

Thriller che pecca di originalità che non riesce a sorprendere lo spettatore e si apre con Hudson che, nel corso di una lezione ad un gruppo di studenti, disegna un profilo psicologico del serial killer:“Le grida delle vittime alleviano il suo dolore, l’atto di uccidere lo fa sentire intensamente vivo. Ciò che prova in seguito non è un senso di colpa ma di delusione; non è stato bello come aveva sperato. Forse la prossima volta sarà perfetto. E mentre matura la decisione di prendere un’altra vita, programma in modo ossessivo ogni dettaglio, quali arma utilizzerà… Quello che eccita un serial killer è una sofferenza di un altro essere umano.” Per aumentare il tasso adrenalinico della vicenda il regista prova qualche piccola incursione nell’horror e contrappone, in maniera scolastica, la fredda e glaciale Helen che non si muove da casa e prova con la forza della logica e della deduzione ad incastrare il pericoloso serial killer, alla passionale ma spericolata Mary Jane che, senza sprezzo del pericolo, si butta a capofitto nell’azione. Sul finale, con la morte di Rueben per mano di un teppistello, Amiel prova a commuovere lo spettatore ma il giochetto non funziona e le emozioni restano solo sulla carta.

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