Dodici lo chiamano papà (Cheaper by the dozen) di Walter Lang – USA – 1950 – Durata 85’

8 Marzo 2020 | Di Ignazio Senatore
Dodici lo chiamano papà (Cheaper by the dozen) di Walter Lang – USA – 1950 – Durata 85’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Frank Gilbreth (Clifton Webb), originale inventore e la moglie Lillian (Myrna Loy) sono una fantastica coppia e vivono felici e contenti con i loro dodici figli, sei maschi e sei femmine. Autoritario ma sorridente, direttivo ma comprensivo, Frank ha messo in riga il suo piccolo esercito che, disciplinatamente, consegue degli ottimi risultati scolastici, parla correttamente il francese ed il tedesco e gli obbedisce alla lettera. Ogni qual volta c’è da prendere una decisione importante Frank convoca il consiglio di famiglia che, democraticamente, per alzata di mano, programma i prossimi acquisti ed assegna a ciascun componente le mansioni da eseguire. Ann (Jeanne Crain), la primogenita, è uno spirito libero e prova a ribellarsi alla rigida ed antiquata visione del mondo del padre, adottando contro la sua volontà, un nuovo taglio di capelli, accorciandosi la gonna e provando ad indossare un costume da bagno meno castigato e monacale. E quando lei gli chiede di andare al ballo della scuola, il suo insopportabile paparino, non trova di meglio che accompagnarla per sfoggiare le sue impareggiabili doti di ballerino. Frank deve partire per l’Europa ma si spegne, all’improvviso, per un malore

Family comedy, diretta con sobrietà, che strappa qualche tiepido sorriso. Il regista cerca in tutti i modi di rendere Frank un personaggio simpatico ma dietro l’apparente giovialità ed eccentricità, a ben vedere, si nasconde un genitore reazionario, borioso e fin troppo pieno di sé che detta legge in famiglia e non accetta che nessuno possa interferire nelle sue decisioni. Tranne Ann, la ribelle di casa, gli altri figli, sembrano dei docili e mansueti soldatini che, senza fiatare, si piegano al volere del loro adorato ed ossessivo papà. Lillian è descritta come la classica ancella del focolare, passiva e sorridente, armata sempre di uno smagliante sorriso e di un’invidiabile pazienza. In una scena simbolo lei non batte ciglia quando il marito, ossessionato dal’idea di dover economizzare i tempi di qualsiasi operazione che svolge, la costringe a cronometrarlo mentre si abbottona il panciotto prima dal basso in alto e poi in senso inverso. Tratto da un libro autobiografico, scritto da Frank B. Gilbreth Jr. e da Ernestine Gilbreth Carey, figli del protagonista. Sequel nel 1952 con Ragazze alla finestra diretto da  Henry Levin. Nel 2003 Shwan Leviy ha diretto il remake con Steve Martin nei panni  di Clifton Webb e la Hunt in quelli di Myrna Loy.

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