Festen – Festa in famiglia (Festen) di Thomas Vinterberg – Danimarca – 1998 – Durata 106’ – V.M 14

15 Febbraio 2020 | Di Ignazio Senatore
Festen – Festa in famiglia (Festen)  di Thomas Vinterberg – Danimarca – 1998 – Durata 106’ – V.M 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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E’ il giorno del sessantesimo compleanno di Helge Klingenfeldt (Henning Moritzen), patriarca della famiglia ed in una lussuosa casa di campagna, si riuniscono per festeggiarlo la moglie (Birthe Neumann), Christian (Ulrich Thomsen), il primogenito, che gestisce un ristorante a Parigi, la figlia Helene (Paprika Steen) e Michael (Thomas Bo Larsen) l’ultimogenito, instabile e rissoso accompagnato da moglie e bambini. Amici e parenti sono raccolti intorno alla tavola imbandita ed a Christian tocca il compito di pronunciare il discorso di felicitazioni e di commemorare Linda, la sorella gemella, morta suicida un anno prima. Nell’invitare i presenti a brindare in onore del festeggiato, dopo aver chiesto loro di prestargli attenzione, rivela che l’adorato padre aveva abusato sessualmente di lui e della sorella Linda. Le sue inquietanti rivelazioni sembrano cadere nel vuoto ed il festeggiamento continua ed i brindisi si sprecano; Christian non demorde e, dopo aver chiesto nuovamente la parola, racconta che il padre chiudeva lui e la sorella nella biblioteca, li spogliava e poi tirava a sorte chi doveva abusare. La madre cerca di gettare acqua sul fuoco ma spinto da Kim (Bjarne Henriksen) il cuoco, amico d’infanzia, Christian ritorna più volte alla carica e fornisce dei particolari sempre più raccapriccianti sugli abusi subiti quando era piccolo. L’imbarazzo inizia a serpeggiare in sala e quando Helen legge una lettera di Linda che accusa il padre delle atrocità commesse, Helge non potrà più negare la verità.

Film durissimo, girato secondo le regole del Dogma 95 (macchina a spalla, assenza di colonna sonora, divieto delle luci artificiali, dei  trucchi e dei filtri ottici, regia senza fronzoli…) con una fotografia sgranata che colpisce più la durezza della vicenda che per le scelte stilistiche adottate. L’esordiente Vinterberg spiazza subito lo spettatore ed in luogo delle formali frasi di circostanze che si scambiano nelle cerimonie, ci inchioda allo schermo con lo scioccante atto di accusa di Christian. A rendere ancora più carica di sofferenza la vicenda l’ennesima rivelazione del protagonista che, nel corso del film, dopo aver svelato gli orrori che aveva dovuto subire dal padre, accusa violentemente la madre di aver sempre fatto finta di niente. Sul finale, Helge, ormai, smascherato, ammette le sue colpe, e ad Christian che gli chiede perché aveva perpetrato negli anni quell’orrore, risponde con un laconico: “Non eravate buoni al altro.”  La vicenda si svolge tutto all’interno dell’antico e lussuoso maniero che il vecchio patriarca ha preso in affitto per l’occasione. Il regista prova a proporre delle divagazioni sul tema e ci mostra le reazioni scomposte e violente di Michael, un nevrotico instabile e rissoso che tradisce la moglie, da anni ed la sbiadita love story tra Helene ed un nero. Sullo sfondo un accenno ad un ricovero di Christian in una clinica psichiatrica nel passato e la sua incapacità a legare emotivamente e sessualmente con le donne. Premio della Giuria a Cannes 1998.

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