Gatti rossi in un labirinto di vetro di Umberto Lenzi – 1974

9 Giugno 2015 | Di Ignazio Senatore
Gatti rossi in un labirinto di vetro di Umberto Lenzi – 1974
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Alcuni turisti provenienti da una piccola città americana sono a Barcellona per godersi gli splendidi monumenti della città. Sulle Ramblas, una delle ragazze è aggredita da un maniaco che, dopo averle cavato l’occhio sinistro con un coltello, la uccide. In rapida sequenza altre due donne che componevano il piccolo gruppo sono mutilate nello stesso modo. La polizia brancola nel buio, ma scopre che le giovani vittime hanno tutte occhi chiari e di colore azzurro. I primi sospetti ricadono su Marc Burton (John Richardson), un ricco e famoso pubblicitario, che è, invece, segretamente convinto che l’autrice dei delitti sia sua moglie Alma, una donna instabile, insicura e con gravi problemi psichiatrici alle spalle. In un finale concitato si scoprirà che la folle assassina era Paulette Stone (Martine Brochard), segretaria e amante di Marc. Prima di essere uccisa, svelerà a Jenny (Ines Pellegrini), una ragazza del gruppo, i motivi che l’avevano spinta a compiere quei barbari omicidi: “I loro occhi! Non potevo sopportare i loro occhi! Una volta ero come loro, ero come te, prima che la mia più cara amica mi staccasse la pupilla scherzando con le forbici. Lei continuò ad avere i suoi occhi e nessuno la punì. Ed io ho punito loro!”.

Film sottotono diretto da Umberto Lenzi uno dei maestri del giallo italiano, che non riesce mai a decollare e che si chiude con un finale dai risvolti psicoanalitici patetico e poco credibile. Come ogni giallo che si rispetti, Lenzi lancia una serie di ami e prova a mettere in cattiva luce i diversi personaggi, ma i suoi tentativi sono così maldestri che non riescono ad affascinare lo spettatore. Un inquietante pastore protestante, due ragazze che amoreggiano tra loro, una fotografa un po’ impicciona, un incallito voyeur e un autista fin troppo amante degli scherzi completano l’edificante quadretto. L’oscuro titolo del film fa riferimento ad una frase riferita da uno dei componenti del gruppo.

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