Gradiva di Giorgio Albertazzi – 1970 – Durata 100’

23 Dicembre 2021 | Di Ignazio Senatore
Gradiva di Giorgio Albertazzi – 1970 – Durata 100’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Norbert Hanold (Peter Chatel), un giovane archeologo, assistente d’archeologia all’Università di Monaco, è così colpito da un antico bassorilievo che raffigura una donna nell’atto del camminare che ne fa un calco che campeggia nel suo studio. Con viva partecipazione emotiva, ad un amico, descrive il rapimento che nutre nei confronti di quella donna, che lui stesso ha chiamato Gradiva per il cui modo di incedere, così pieno di grazia, Immaginando di poterla incontrare, Norbert parte per Pompei dove s’imbatte in Zoe (Laura Antonelli), una donna che lui crede sia Gradiva. Zoe sembra divertita ed incuriosita da questo strano personaggio, se ne innamora e cerca (invano) di fargli capire che è una donna reale e non il frutto delle sue fantasie. Ad uno psicoanalista (Giorgio Albertazzi) e ad un amico, Zoe racconta le proprie preoccupazioni e svela che conosce Norbert da bambino. Lo psicoanalista disvela allora a Zoe le motivazioni inconsce che hanno spinto Norbert a sovrapporla a Gradiva. La vicenda si chiude con il coronamento della storia d’amore.

La pellicola prende spunto dall’omonimo racconto di Wilhelm Jensen (1903), al quale Freud dedicò uno dei suoi saggi più famosi e si avvale della consulenza scientifica di Cesare Musatti, decano della psicoanalisi italiana.

All’esordio dietro la macchina da presa il regista inserisce degli inserti dal taglio teatrale, cita il mito di Orfeo ed Eudice e sottolinea più volte le evidenti correlazioni tra lo scavo psicoanalitico e quello  archeologico. In questa pellicola statica, piatta e priva di guizzi visivi, Albertazzi punta tutto sullo smarrimento del giovane protagonista che s’aggira, in abito bianco e con lo sguardo rapito per gli scavi di Pompei alla ricerca dell’amata. L’ingresso in campo della tenera e romantica Zoe (una Laura Antonelli sorprendentemente convincente) dona alla vicenda un pizzico di vitalità che non basta a salvare dal naufragio una pellicola che si incaglia in più punti e s’avvolge stancamente su se stessa.

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