Il tempo ci dirà se il film di Giovanni Veronesi inaugurerà un nuovo filone, quello degli spaghetti-cappa e spada. Una cosa è certa; rispetto agli innumerevoli film (italici e non) sui famosi spadaccini francesi, il regista toscano confeziona una commedia “all’italiana” che, in luogo di interminabili duelli, di frenetici inseguimenti a cavallo e di siparietti amorosi, mostra quattro scalcinati che sembrano usciti dell’armata Brancaleone.
Trent’anni dopo le loro gloriose gesta, infatti, Porthos (Valerio Mastandrea) è un ubriacone tormentato dalle emorroidi, schiavo del vino e dell’oppio: Aramis (Sergio Rubini), divenuto abate, è sommerso dai debiti di gioco; Athos (Rocco Papaleo), bisessuale, è devastato dalla sifilide e D’Artagnan (Pier Francesco Favino) è un maialaro. Il film è godibile e i quattro protagonisti, sorretti da Margherita Buy, nei panni della Regina Anna, da Alessandro Haber in quelli del Cardinale Mazzarino e da Matilde Gioli, se la cavano con il mestiere. In sottofondo “Prisencolinensinainciusol” di Celentano.
Recensione pubblicata sulla Rivista Segno Cinema 219 – Settembre – Ottobre 2019
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