Ignazio Senatore intervista Paolo Virzì

31 Dicembre 2015 | Di Ignazio Senatore
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Abbandonati i soggetti scritti di suo pugno e le ambientazioni regionalistiche, tipiche della commedie all’italiana, Paolo Virzì, ha, meritatamente, fatto incetta di premi con la trasposizione cinematografica del romanzo Il capitale umano di Stephen Amidon. Ospite della XII Edizione dell’Ischia Global Film & Music Fest, non nasconde la sua soddisfazione: “Sono contentissimo per i Nastri d’Argento, dei David e di tutti gli altri riconoscimenti ottenuti, dichiara il travolgente regista toscano ma, forse quello a cui sono più legato è “La cerasa d’oro”, un premio che ho ricevuto dal pubblico di quel piccolo festival di Palombara Sabina, fatto di proiezioni affollate dove tutti piangono, ridono, fumano e che ti rimandano a quelle antiche, di un tempo passato, a quelle che ti hanno formato quando eri adolescente.

La fruizione di un film è legata assolutamente ad un’esperienza collettiva  e questo piacere non può essere sostituito dalla visione di un film su un tablet.” Sorridente, caustico ed ironico, Virzì ha ripercorso le tappe che hanno preceduto la lavorazione del film:

Ho avuto la fortuna che ad Amidon fosse piaciuto il mio film Caterina va in città e che avesse apprezzato il protagonista, un padre invadente ed ambizioso. Lui si è battuto affinché il suo romanzo non finisse nelle mani di una Majors americana e che fossi io a fare il film. Anche se la vicenda nel romanzo è ambientata nel Connecticut, non appena l’ho letta, ho pensato che riguardasse me e la condizione che noi tutti stiamo vivendo in un mondo che si è sempre più rimpicciolito, al punto che le periferie urbane del pianeta sembrano eguali tra loro. Avevo pensato di girarlo già dal 2010.”

Volevo farlo a tutti i costi e mi sono imbattuto in ciglia alzate ed in uno scetticismo strisciante. Medusa si è tirata fuori, dopo aver letto il copione. Non so dire a cosa sia legato il successo del film, ma credo che c’entri molto quell’angoscia sotterranea che filtra nel film e che si nasconde dietro quelle eleganti villette a schiera della Brianza, apparentemente tranquille e perfette. A mio fratello Carlo, che si è sempre occupato delle musiche dei miei film, ho chiesto, infatti, per rinforzare quell’idea, una colonna sonora che ricordasse la giungla, il Vietnam. La ricetta per fare uscire il nostro cinema dalla crisi? In questi anni il pubblico che va in sala è molto cambiato ed è alla ricerca di qualcosa di nuovo. Chi lo sorprende ed ha coraggio, viene premiato.”

Articolo pubblicato su Il Corriere del Mezzogiorno – 19- 7 – 2014

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