Il mio sogno più grande di Davis Guggenheim – USA – 2007 – Durata: 95’

New Jeresy. 1978. Il giovane John Bowen, calciatore di buon livello, muore sul colpo in un tragico incidente automobilistico.

Gracie (Carly Schroeder), la sorella quindicenne, molto legata a lui, sente di dover tenere in vita la sua memoria e, contro il parere di suo padre Brian (Dermot Mulroney), ex calciatore, decide di prendere il posto di John nella squadra maschile.

Caparbia, tenace e cocciuta, finirà per piegare le resistenze del padre che la sottoporrà a degli allenamenti duri ed estenuanti.

Ottenuto un posto tra le riserve, dovrà fare i conti con i compagni di squadra che, per distoglierla dai suoi propositi, la deridono e la pestano sul campo, facendole sentire il peso dei muscoli e della loro maggiore stazza fisica.

Riuscirà Gracie a cacciare le unghie ed a meritarsi un posto in prima squadra ed a giocare l’agognata finale?

Tratto da una storia vera, il film è stato voluto da Elisabeth Shue (qui nel ruolo della madre di Gracie) per ricordare la memoria del fratello William, giovane calciatore, morto prematuramente, in un tragico incidente.

A dirigere la pellicola Davis Guggenheim, marito dell’attrice, che, scolasticamente, si limita ad eseguire il compitino.

Il film, nel rispetto del “sogno”, tipicamente americano, tratteggia, senza grandi slanci, l’ennesima storia di chi, contro tutto e tutti, lotta per realizzare i propri sogni.

Convinta di dover portare avanti una battaglia di libertà, Gracie, dapprima rintuzzerà le facili e scontate battute dei compagni di squadra maschilisti, poi, quando il gioco si farà duro, dimostrerà, a se stessa ed agli altri, di avere stoffa e carattere da vendere.

Lo script  è però gracilino e lo scontato happy end dietro l’angolo e, nonostante la storia possa sembrare toccante, le corde dello spettatore non vibrano. 

Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Quando il cinema fa goal. I100 film più belli sul calcio”, edito da Absolutely Free.