Il promontorio della paura (Cape Fear) di J. Lee Thompson – USA – 1962 – Durata 105’ – B/N – V.M 14

21 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Il promontorio della paura (Cape Fear) di J. Lee Thompson – USA – 1962 – Durata 105’ – B/N – V.M 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Scontata una dura condanna in carcere, Max Cady (Robert Mitchum) torna a Baltimora per dare la caccia a Sam Bowden (Gregory Peck) l’avvocato che aveva testimoniato a suo sfavore in un processo, dove era stato accusato di aver percosso e maltrattato una donna.

Max inizia a gironzolare sempre più minacciosamente intorno a Sam, a sua moglie Peggy (Polly Bergen) ed a sua figlia Nancy (Lori Martin).

L’avvocato si rivolge a Mark Dutton (Martin Balsam), capo della polizia e suo vecchio amico, che gli mette alle costole mezza polizia di Baltimora, tiene Cady sotto torchio e, con delle scuse banali, lo spedisce al fresco un paio di volte per qualche ora.

Mark sguinzaglia anche Charles Sievers (Teddy Savalas) un poliziotto che cerca a tutti i costi di incastrare Cady, ma lui non demorde ed, imperterrito, continua a seguire Sam come un’ombra 

All’avvocato saltano i nervi ed assolda un paio di brutti ceffi per pestare l’indomito persecutore, ma Cady è un osso duro e finisce per mettere al tappeto gli scagnozzi.

La situazione precipita e Sam, con la complicità di Mark, decide di tendere una trappola a Cady.

Ma qualcosa non va per il verso giusto e Max, dopo aver minacciato di violentare Peggy, prova ad insidiare Nancy. Sam riesce a fermarlo e, dopo averlo gonfiato di botte, lo consegna alla polizia.

Thriller spettacolare, teso e palpitante ammantato da un avvincente bianco e nero ed impreziosito da un’interpretazione di Robert Mitchum da favola.

Cady non è uno stinco di santo; è stato condannato per aver picchiato una donna, avvelena Marilyn, il cane dei Bowden e ricopre di lividi il bel faccino di Diana (Barrie Chase) una splendida ragazza che aveva rimorchiato.

Eppure, sin dalle prime battute, il regista parteggia apertamente per lui.

Bastano un paio di sequenze ed il mite avvocato, difensore dell’ordine e della legge, marito e padre esemplare, sembra fatto della stessa pasta del suo persecutore ed avendo la polizia schierata dalla sua parte, crede, impunemente di poter agire indisturbato, anche in barba alla legge.

Thompson dosa i diversi passaggi alla perfezione e le battute finali sono da antologia.

Dal romanzo The Executioners (1958) di John D. MacDonald.

Nel 1991 Martin Scorsese ha diretto uno scialbo remake ed ha chiesto a Gregory Peck, Martin Balsam e Robert Mitchum di comparire nel film in un piccolo cameo.

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