Il celebre pittore austriaco Gustav Klimt (John Malkovich), uno dei massimi esponenti dell’Art Nouveau, non è amato dai pomposi critici e dagli ampollosi professori dell’Accademia che lo accusano di dipingere degli scandalosi nudi femminili.
Bandito dal circuito ufficiale, dà vita alla cosiddetta “Secessione Viennese” assieme ad Egon Schiele e ad altri giovani artisti. Impenitente dongiovanni, non si risparmia di frequentare assiduamente i bordelli della città e, non pago, seduce le splendide ragazze che gli fanno da modelle.
Ma il suo cuore è rapito a Parigi da Lea De Castro (Saffron Burrows), una donna misteriosa ed elegante che gli chiede di voler posare per lui. Ma…
Il regista cileno (Tre vite e una sola morte, Autopsia di un sogno, Il tempo ritrovato…) lascia che la vicenda si dipani a ritroso, a partire dalla morte del celebre pittore austriaco, assistito dall’amico Schiele e da un’infermiera.
Con una cervellotica ricostruzione, l’artista é descritto come un aristocratico emotivamente freddo, incapace di legarsi emotivamente alle donne che conquista, che non si cura dei giudizi negativi di critici e accademici.
Il regista cileno lascia che la mente del pittore austriaco, ormai annebbiata dalla sifilide, mescoli sempre più frequentemente, fantasia e realtà.
Attento alla vita dissipata dell’uomo, Ruiz concede solo, nelle prime battute del film, qualche riflessione sull’arte e non mostra mai Klimt al lavoro. I suoi quadri, infine, scorrono sul finale velocemente. John Malkovich, con il suo sguardo luciferino, non convince del tutto e sembra troppo distante dal personaggio.
Nel cast Saffron Burrows, Stephen Dillane, Sandra Ceccarelli
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