La felicità non costa niente di Mimmo Calopresti – Italia – 2002 – Durata 90’

6 Maggio 2017 | Di Ignazio Senatore
La felicità non costa niente di Mimmo Calopresti – Italia – 2002 – Durata 90’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Dopo un incidente automobilistico, nel quale rimane miracolosamente illeso, Sergio (Mimmo Calopresti) decide di non nascondersi più  dietro bugie, compromessi ed ipocrisie.

Architetto affermato, sposato con un figlio, confessa alla moglie (Fabrizia Sacchi) di averla sempre tradita e di non amarla più. Dopo essersi separato da lei, abbandona il lavoro, si ritira nel proprio guscio e si rifugia, a casa dei genitori.

Sempre più alla deriva prova ad intraprendere un trattamento psicoterapeutico ma, abulico e demotivato, lo interrompe dopo qualche seduta. L’incontro con Sara (Francesca Neri) una donna allo sbando ed alla ricerca di se stessa che sta gettandosi da un ponte, sembra restituirgli la voglia di vivere.

Lei ritorna dal marito e sul finale, Sergio trova la forza di guardarsi dentro e di fare i conti con se stesso.

Calopresti sceglie una narrazione pacata, venata da un pizzico di pessimismo e ci mostra il protagonista che, per tutta la durata del film, vaga alla ricerca di qualcosa che gli restituisca la serenità perduta.

Dopo aver visto la morte con gli occhi Sergio non accetta compromessi con se stesso, taglia via i rami secchi della propria vita affettiva e, come un animale ferito, s’aggira sullo schermo alla ricerca di chi possa consolarlo da un tormento acuto e senza nome. Si rivolge ad una psicoterapeuta ma, dopo aver scambiato qualche parola con lei, chiude in fretta la seduta.

Solo sul finale, riannoda i fili della propria vita ed in piena emergenza emotiva, confida alla dottoressa che il proprio malessere è esploso dopo la scomparsa di Gianni. (Peppe Servillo) un operaio che lavorava in un cantiere e che era morto per una sua negligenza.

La dottoressa si limita ad ascoltarlo e nel finale, colorato da un trattenuto ottimismo, Sergio riuscirà (forse) a trovare la pace e l’equilibrio di un tempo.

Il film è onesto e sincero e quel tocco melanconico che l’attraversa ti avvolge come un caldo mantello. Il personaggio di Sergio è disperso e smarrito al punto giusto e la sua crisi umana e professionale autentica e pulsante.

Gli unici nei sono legati ad una scrittura un po’ statica e ad un’improbabile e fin troppo romantico legame d’amicizia tra Gianni ed il contorto ed inquieto protagonista. Francesca Neri, sempre più legata a dei ruoli di donna fragile ed insicura, illumina la scena.

Per l’intervista completa a Mimmo Calopresti, l’antologia della critica e della critica online del film si rimanda al volume di Ignazio Senatore: “Mimmo Calopresti La parola cinema esiste” -Falsopiano Editore (2017)

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