La forza del passato di Piergiorgio Gay – Italia – 2002 – Durata 98’

4 Gennaio 2021 | Di Ignazio Senatore
La forza del passato di Piergiorgio Gay – Italia –  2002 – Durata 98’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Dopo aver vinto un premio letterario, Gianni Orzan (Sergio Rubini) noto scrittore per ragazzi è avvicinato da un uomo (Bruno Ganz) dall’accento straniero che dice di chiamarsi Gianni Bogliasco e di essere stato il più grande amico del padre, recentemente scomparso. Gianni non lo ha mai sentito nominare ma intuisce che quell’uomo è al corrente di alcuni piccoli segreti di famiglia. Turbato da quell’incontro chiede alla moglie Anna (Sandra Ceccarelli) di allontanarsi, per sicurezza, da casa con il figlio Matteo. Bogliasco continua a gironzolare intorno al suo appartamento e gli confida che il padre era una spia del KGB. Gianni lo guarda stupito e gli ricorda che era un generale fascista che per tutta la vita aveva frequentato gli ambienti della destra. Bogliasco gli racconta altri piccoli aneddoti e gli fornisce dei dettagli sempre più circostanziati e precisi sulla vita di suo padre. Gianni è sempre più confuso e perlustrando nella propria memoria riesuma parole e gesti che lo spingono a rimettere in discussione la propria vita ed il rapporto che aveva con il padre.

Il regista torinese ambienta la vicenda nella fredda e gelida Trieste e compone un film intimo ed intenso che ruota intorno allo sconcerto di un figlio che scopre di aver vissuto per tutta la vita accanto ad uno sconosciuto che, per rincorrere un ideale, aveva sacrificato la famiglia, i figli e se stesso, custodendo dentro di sé un inquietante segreto. E mentre Gianni, prova a ricomporre, pezzo dopo pezzo, i frammenti del passato, sbucano dal nulla il ricordo di una pistola che il padre custodiva in un cassetto, una jeep con a bordo due militari russi ed un finto incidente automobilistico avvenuto anni prima ad Amsterdam. Gay non vuole solo raccontare lo sconcerto di un figlio che scopre che il padre era un agente segreto del KGB ma affrontare i complessi temi della verità e delle apparenze, delle certezze e delle falsità. Gay conduce per mano lo spettatore ed, in apertura lascia che Bogliasco si rivolga a Gianni e gli dice: “Tuo padre era comunista. La sua vita è molto diversa da quella che conosci tu. Non pensare che sono venuto qui solo per dimostrarti che avevi sbagliato. Le cose possono essere diverse da come uno vuole credere o da come se le ricorda. Ricordati; ognuno ha la sua realtà.” Per ricordarci quante falle ci sono nella nostra memoria il regista ricorre ad una gustosa citazione cinematografica. Gianni è convinto che nell’ultima sequenza di Un mondo perfetto di Clint Eastwood, il cecchino che spara a Kevin Costner indossi sotto la giacca una camicia a mezze maniche. Per sottolineare come la memoria faccia dei brutti scherzi, Bogliasco gli mostra il video e solo allora Gianni scopre che la camicia del cecchino era a maniche lunghe. Dopo aver compreso che Bogliasco non gli aveva raccontato frottole, Gianni ricompone dentro di sé la figura del padre e gli risale a galla, vivido, un suo enigmatico commento: “Stava parlando Almirante in televisione in una Tribuna Politica. Io mi aspettavo che mio padre, da buon fascista, alla vista del capo del suo partito cominciasse, come al solito, a provocarmi. Ed, invece, no e mi disse: Hai visto Almirante? Porta una camicia con le manica corte. Mai fidarsi di quelli che portano le camice con le maniche corte sotto la giacca. Mi è venuto in mente perché quel tipo, ieri sera, aveva una camicia con le mezze maniche.” Il plot intriga ma non è esente da sbavature; non convincono la figura di Anna, lasciata troppo sullo sfondo e l’ingresso in scena di una donna (Mariangela D’Abbraccio) madre di un bambino sofferente alla quale Gianni regala il robusto assegno che aveva ricevuto per aver vinto un premio letterario. Il film si chiude in maniera rocambolesca: Gianni è investito da un auto. Il titolo del film prende spunto da una poesia di Pier.Paolo Pasolini che Orson Welles recita ne La ricotta. Nel cast breve apparizione di Giuseppe Battiston nei panni di un portiere d’albergo e di Valeria Moriconi in quelli della madre di Orzan. Dal romanzo di Sandro Veronesi. Musiche dei Quintorigo, Prozac + e Yma Sumac.

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