La gatta sul tetto che scotta (Cat on a hot tin roof) di Richard Brooks – USA – 1958 – Durata 108’

12 Gennaio 2020 | Di Ignazio Senatore
La gatta sul tetto che scotta (Cat on a hot tin roof) di Richard Brooks – USA – 1958 – Durata 108’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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E’ il sessantacinquesimo compleanno di Harvey Politt (Burl Ives) vecchio, autoritario e ricco proprietario terriero. A festeggiarlo la moglie Ida (Judith Anderson) ed i suoi due figli; il primogenito Gooper (Jack Carson) con la moglie Mae (Madeleine Sherwood) ed i suoi cinque insopportabili marmocchi ed il secondogenito Brick (Paul Newman) un ex giocatore di football, sposato con la sensuale e bellissima Maggie (Liz Taylor). Gooper e la moglie puntano all’eredità dell’anziano patriarca,  Buick ha, invece, la testa altrove ed annega sempre più nell’alcol ed accusa Maggie del suicidio di Skipper, il suo inseparabile amico. Il vecchio patriarca scopre che un male incurabile che lo sta divorando e che ha i giorni contati; dopo aver confessato alla moglie ed a Gooper di non sopportare più i loro meschini intrighi, costringe Brick ad uscire allo scoperto ed a confessare i motivi che lo spingono a bere come una spugna ed a non dormire più al fianco di Maggie. Dopo un duro faccia a faccia Buick riesce a scacciare dalla mente i sensi di colpa che lo divoravano per la morte di Skipper ed a ritornare tra le braccia di Maggie.

Dramma che sprigiona fuoco e fiamme e che punta il dito sulla strisciante ipocrisia che alberga nelle ricche ed insaziabili famiglie borghesi. Brooks ambienta la vicenda all’interno della villa del vecchio Harvey e, per permettere che la tensione salga sempre più, punta tutto su dei dialoghi caustici, affilati e corrosivi. Con grande discrezione, il regista sfuma la relazione omosessuale tra Brick e Skipper e lascia intendere che quest’ultimo si era suicidato per aver insidiato Maggie e non perché era stato abbandonato da Brick.

Come recita il titolo del film Liz Taylor, innamorata del marito e disposta a tutto pur di riconquistarlo, si muove sullo schermo come una gatta selvatica che graffia e lascia i segni dei suoi artigli sull’anima sanguinante di Brick che, nel drammatico faccia a faccia al padre, confessa: “Sono un uomo indegno; solo quando sono ubriaco riesco a sopportarmi.  Solo quando sento il click sto tranquillo. E quando mi scatta quel click nella testa, non sento più il suono di quel telefono, non ricordo più. E’ come il rumore  di un interruttore; smorza la luce rossa, accende la verde e sto in pace. Sono un alcolizzato. Ho bisogno di silenzio”. Il film non ha battute d’arresto, gli ingredienti del dramma dosati alla perfezione e gli interpreti fanno a gara a superarsi. Sei nomination all’Oscar. Tratto da Cat on a hot tin roof di Tenessee Williams.

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