Olga (Serena Grandi) è sommersa da un incubo ricorrente: con un colpo di pistola fredda un uomo mascherato, che risulta essere il padre. Un flashback ci mostra il padre di Olga mentre far l’amore con l’amante e poi, roso dai sensi di colpa perché la figlia l’aveva scoperto, si era suicidato con un colpo di pistola. Carlo Ferranti (Dobromir Manev), lo psicoanalista che l’ha in cura, la rassicura, dicendole che l’incubo che l’assale, non è altro che il suo estremo tentativo di rielaborare il lutto per quel tragico evento.
Ferranti sembra un professionista impeccabile e protettivo; peccato sia l’ideatore del diabolico piano per far impazzire Olga ed impossessarsi poi di una miliardaria polizza d’assicurazione a lei intestata.
Per un approfondimento sui rapporti tra cinema e psiche si rimanda la volume di Ignazio Senatore “Cinema (italiano) e psichiatria), Zephyro Edizioni.
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