LA TERRAZZA di Ettore Scola – 1980

31 Dicembre 2016 | Di Ignazio Senatore
LA TERRAZZA di Ettore Scola – 1980
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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In una terrazza romana si incontrano da anni amici e conoscenti; Amedeo (Ugo Tognazzi), produttore di film commerciali, innamorato di sua moglie Enza (Ombretta Colli), talent-scout di un regista velleitario; Bruno (Stefano Satta Flores), un critico cinematografico che litiga costantemente

con Enrico (Jean Louis Trintignant), sceneggiatore in crisi d’ispirazione, sposato con Emanuela (Milena Vukotic) che, dopo essere crollato psicologicamente, è ricoverato a Villa Serena; Mario (Vittorio Gassman) ex partigiano, è un deputato del partito comunista che s’innamora della fragile e romantica Giovanna (Stefania Sandrelli); Luigi (Marcello Mastroianni) è un giornalista, isolato professionalmente che va ala deriva dopo essere stato lasciato dalla moglie Carla (Carla Gravina); Sergio (Serge Reggiani),è un funzionario della televisione svuotato da ogni potere decisionale; Galeazzo (Galeazzo Benti), un attore che cerca disperatamente una scrittura.

Scola mette in scena un cast d’eccezione e fotografa con lucida precisione il mondo degli intellettuali di sinistra che ruotava, allora, intorno al Partito Comunista. Utilizzando un  espediente narrativo (la padrona di casa si rivolge agli ospiti e pronuncia un fatidico: “E’ pronto venite!”) il regista lega le diverse storie tra loro e ritrae un universo maschile sconfitto e profondamente in crisi che cerca, inutilmente e disperatamente, appoggio e conforto in quello femminile, ormai emancipato, libero e forte. Nevrotici, insoddisfatti, frustrati, in crisi per non essere riusciti  a cambiare se stessi ed il mondo, i diversi protagonisti maschili si raccontano e provano, invano, a dar senso ad una vita che sta sfuggendo loro di mano. L’analisi di Scola, melanconica e senza speranza, è ammantata da un velo di profonda tristezza e sembra suggerire che, al nascere degli anni Ottanta, non sia più possibile lottare contro il riflusso, il neo conformismo e la crescente omologazione che  bussano prepotentemente alla porta. Le battute fredde, taglienti e misurate fioccano per tutto il film e sembrano uscire dalla penna corrosiva di Flaiano. Non mancano dei riferimenti alle violenze subite dalle donne, irrise da avvocati maschilisti nei processi di stupro, una scena che ritrae l’allora gotha del PCI (Berlinguer, Natta, Pajetta….) riunito in congresso ed un paio di siparietti dove fanno capolino Citto Maselli, Age, Leo Benvenuti ed Ugo Gregoretti. Un taglio in sede di montaggio avrebbe giovato (forse) al film che regala alcune scene ammantate di struggente poesia; su tutte quelle che mostrano Enrico che, con la mente ormai corrosa, che si tempera il dito nel temperamatite elettrico ed il doloroso commiato tra Luigi e Carla

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