La vendetta di Lady Morgan di Massimo Pupillo – Italia – 1965 – Durata 88’ – V.M 14

7 Novembre 2020 | Di Ignazio Senatore
La vendetta di Lady Morgan  di Massimo Pupillo – Italia – 1965 – Durata 88’ – V.M 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Susan Helen (Barbara Nelli) vive nel castello di Blakehouse in Scozia ed è promessa in sposa a Lord Harold Morgan (Paul Muller). Lei ama Pierre (Michel Forain) un giovane architetto francese che deve partire immediatamente per Parigi. Susan rompe gli indugi e chiede all’amato zio Sir Neville Blakehouse (Carlo Kechler) di autorizzare il loro matrimonio non appena Pierre ritorna dal viaggio. Lo zio acconsente ma, una volta salito a bordo della nave, Pierre è assalito da Roger (Gordon Mitchell) il perfido servitore di Harold, gettato in mare e creduto morto. Susan è disperata e sposa Lord Harold, un uomo meschino che vuole farla impazzire per ereditare le sue ricchezze ed è in combutta con Lilian (Erika Blanc) una giovane ed affascinante governante. Ben presto il castello diviene teatro di strani fenomeni e Susan, sotto l’influsso ipnotico di Lilian, si suicida, lanciandosi dalla torre del castello. Nello stesso istante Pierre, dopo essere stato rifocillato e curato nell’ospedale dove era ricoverato, si risveglia dallo stato di torpore, incolla i pezzi della memoria ed accorre al castello. Alla sua vista il fantasma di Susan si materializza e gli racconta che è stata vittima del sortilegio di Lilian e della trama ordita da Harold e dai suoi complici. Pierre prova a vendicarsi ma muore tragicamente.

Horror grossolano che rispetta gli stilemi del genere (porte che si aprono da sole, candele che si spengono, lamenti che sembrano provenire da sottoterra). La figura centrale del film è la cinica Lilian, amante del Lord, in grado di ipnotizzare Susan e di renderla, giorno dopo giorno, sempre più docile e sottomessa: Le scene che mostrano le induzioni ipnotiche di Lilian sono dirette con sufficiente  veridicità ed il volto smarrito di Susan resta impresso nella mente dello spettatore. Troppo stiracchiato il finale orrifico.

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