La vita è un gioco di Fabio Campus – Italia -1999 – Durata 100’

Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore

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Per avere puntato su in cavallo sbagliato il marchese Bartolomeo Ignazio Aniceto Scotti (Bebo Storti) è costretto a vendere la bella villa di famiglia. Beatrice, la sua fidanzata pretora del tribunale, invano, prova a responsabilizzarlo e a spingerlo a lavorare. Spalleggiato dagli amici Colonnino (Piero Gremigni) Ciotolino (Niki Giustini) e Cartolina (Graziano Salvadori), Bartolomeo continua a saltellare tra un tavolo da poker ed una corsa all’ippodromo. Convinto di aver scoperto un metodo scientifico per sbancare al casino, stufo di puntare pochi spiccioli, convince i compagni di ventura ad investire i loro risparmi e di giocarsi tutto il giorno di ferragosto al Casino di Sant Vincent. La fortuna sembra essere dalla loro parte e Bartolomeo con una puntata sbanca il casino ma rigioca e perde. La notizia della vincita miliardaria è pubblicata su tutti i giornali e le mogli dei quattro scapestrati decidono di fare un salto al casino e, con un po’ di fortuna, porteranno a casa una vincita supermilionaria.

Campus prova a cavalcare l’onda della comicità toscana ma le battute languono, l’intreccio è assente e la fantasia bandita dalla trama. Per tutta la durata del film Bartolomeo schiavizza gli amici di ventura, maltrattandoli ed umiliandoli con fare antipatico e spocchioso. “Ci sono due regole fondamentali; una decido io; l’altra ho sempre ragione io.”  Fedele a questo motto impone ai suoi amici cosa fare, dove andare e su quale numero puntare al casino. Nel vano tentativo di strappare un sorriso allo spettatore, il regista si affida ad un linguaggio sboccato e scurrile ma l’effetto che ne ricava è penoso. La parte migliore del film sono gli squarci paesaggistici che mostrano la campagna toscana ed le vedute del Duomo e del Palazzo della Signoria. Piccola partecipazione di Raul Cremona.