L’enfant Una storia d’ amore (L’enfant) di Jean-Pierre Dardenne e Luc Dardenne – Belgio – 2004 – Durata 95’

31 Dicembre 2020 | Di Ignazio Senatore
L’enfant Una storia d’ amore (L’enfant) di Jean-Pierre Dardenne e Luc Dardenne – Belgio – 2004 – Durata 95’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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La diciottenne Sonia (Deborah Francois) ha appena messo al mondo Jimmy un bel neonato paffuto e sorridente. Bruno (Jeremie Renier) il suo compagno ventenne, ladro e ricettatore da strapazzo, vive compiendo dei piccoli furti ed è a capo di una baby gang. In città c’è chi offre una bella sommetta per un neonato e Bruno senza pensarci due volte, vende Jmmy e, come se nulla fosse, si presenta all’appuntamento con Sonia. Scoperta la verità, lei sviene, si spezza dentro ed è ricoverata in ospedale, dove, in uno stato di semi coscienza, racconta  alla polizia quanto è successo. Bruno si difende dalle accuse e, dopo aver raccontato ad un agente delle pietose bugie, per evitare il peggio, contatta i malavitosi, si riprende il neonato ma è costretto, in breve tempo, a ripagarli del doppio. Sonia non vuole più rivedere Bruno che, a corto di quattrini, organizza uno scippo. Ma Steve (Jeremie Segare) il suo piccolo complice, prima di essere acciuffato dalla polizia, cade nel fiume e lui si prodiga per metterlo in salvo e riscaldarlo dal freddo che lo sta assiderando. Sorpreso da questa inaspettata vocazione alla paternità, solo e frastornato, si consegna alla polizia e quando Sonia va a trovarlo in galera, esplode in un pianto dirotto.

I Dardenne non tradiscono il loro cinema anti-retorico, fatto di dialoghi centellinati e di prolungati silenzi. Macchina a spalla pedinano i due protagonisti e con pochi tocchi ci mostrano Bruno, un adolescente sbandato e superficiale che ha imparato a vivere alla giornata e a dare un valore economico a qualsiasi cosa gli capiti a tiro. Per lui tutto è in vendita; il suo Jimmy, l’inseparabile cappello e la carrozzina che trascina stancamente per tutta la città alla ricerca del miglior offerente.

I Dardenne non prendono posizione e non mostrano né simpatia, né compassione per il giovane protagonista che, senza un briciolo d’emozione, come un disco rotto, per tutto il film non fa altro che ripetere a Sonia: “Ma che t’ho fatto? Ne facevamo un altro”. Sul finale, il suo pianto liberatorio rompe il clima cupo e disperato che avvolge la pellicola e lascia intravedere una piccola speranza per il futuro. Palma d’oro al Festival di Cannes 2005

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