Lo studente di Praga (Der student von Prag) di Stellan Rye e Paul Wegener – Germania – 1913 – Durata 53’

24 Agosto 2020 | Di Ignazio Senatore
Lo studente di Praga (Der student von Prag) di Stellan Rye e Paul Wegener – Germania – 1913 –  Durata 53’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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1820. La contessa Margit (Grete Berger) figlia del conte Gras von Schwartzberg (Lothar Corner) sta partecipando ad una battuta di caccia con il barone Waldis (Fritz Weidemann) un uomo che non ama ma a cui è stata promessa in sposa. Il cavallo di Margit scalcia, la getta in un fiume e lei è sul punto di annegare quando Baldovino (Paul Wegener) un giovane studente accorre e le salva la vita. Abile spadaccino, amante della bella vita e senza più il becco di un quattrino, Baldovino va trovare l’indomani la contessa nella speranza di ottenere una ricompensa in denaro ma se ne ritorna, a mani vuote, afflitto e sconsolato, nella propria misera e spoglia stanzetta. Scalpinelli (John Gottowt) un misterioso vecchietto senza scrupoli va da lui e gli propone un misterioso patto; in cambio di centomila monete d’oro porterà via con sé qualsiasi cosa che è in quella stanza. Raggiante, Baldovino accetta di corsa e Scalpinelli se ne va via con la sua immagine riflessa nello specchio. Divenuto ricco, Baldovino frequenta sempre più Margit e non da peso alle strane allucinazioni che lo perseguitano nelle quali vede concretizzarsi sempre più frequentemente il proprio doppio. Ingelosito, il barone lo sfida a duello e Baldovino promette al conte von Schwartzberg di risparmiare il suo rivale, ma il suo doppio, agendo i suoi desideri più reconditi, infrange il patto e l’uccide. Macerato dai sensi di colpa, Baldovino si reca da Margit ma quando lei scopre che la sua figura non è riflessa nello specchio, sviene. Sconvolto, Baldovino torna a casa e, quando allucina nuovamente il suo doppio, gli spara, ferendo a morte se stesso.

Precursore del cinema muto espressionista tedesco questo inimitabile capolavoro, ispirato a La meravigliosa storia di Peter Schlemihl (1814) di Adalbert von Chamisso ed al racconto Il mago sabbiolino di E.T.A  Hoffman, ambientato in una Praga cupa ed inquietante, si apre con una sibillina frase di Alfred De Musset. Con grande maestria Rye e Wegener ci mostrano nelle prime sequenze Baldovino che, dopo il patto scellerato con Scalpinelli, allucina il proprio doppio seduto di fronte a lui su una balaustra, sbianca ed è sul punto di svenire. Il film mostra la graduale discesa nella follia del protagonista che, dopo l’iniziale euforia per essere diventato ricco, intuisce di non aver il controllo sul proprio doppio, cinico e spietato. Il film termina con la scritta di De Musset: “E dove mi riposo e dove morirò ci sarà sempre alle mie spalle uno strano uomo, vestito di nero come un fratello.”  A rendere più inquietante la vicenda la figura di Lyduschka (Lyda Salmonova) una giovane zingara innamorata e non ricambiata di Baldovino. Magica la fotografia di Guido Seeber, autore di splendide sovrimpressioni e di qualche strabiliante trucco per l’epoca come la presenza contemporanea sulla scena di Baldovino e del suo doppio. Remake nel 1926, diretto da Henrik Galeen con Conrad Veidt e Werner Krauss e nel 1935 con la regia di Arthur Robison.

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